Gian Maria De Francesco, il Giornale 11/1/2011, pagina 6, 11 gennaio 2011
Meno auto e vacanze, la rimonta nel 2012 - L’Italia sta uscendo lentamente dalla crisi anche per quanto riguarda il versante dei consumi
Meno auto e vacanze, la rimonta nel 2012 - L’Italia sta uscendo lentamente dalla crisi anche per quanto riguarda il versante dei consumi. È quanto ha rilevato l’Ufficio studi di Confcommercio nel Rapporto 2010 sui consumi degli italiani. Dopo il modesto incremento dello 0,4% registrato l’anno scorso, nel 2011 si dovrebbe completare la «guarigione» dell’economia con un +0,9 per cento. La vera ripresa è prevista per l’anno prossimo (+1,6%) quando si attende un ritorno ai trend sperimentati prima del 2007. Per cogliere l’inversione di tendenza, secondo il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, occorre la concorrenza di due fattori. In primo luogo, bisogna eliminare l’instabilità politica che «può portare a un clima di incertezza e a un depotenziamento della fiducia, soprattutto delle famiglie e delle imprese». In seconda istanza, ha osservato ricordando che nel 2010 hanno chiuso i battenti circa 25mila esercizi commerciali, «servono riforme utili per rilanciare produttività, competitività e riassorbimento della disoccupazione ». In una parola «meno tasse». In particolare, sottolineano i tecnici di Piazza Belli, la recessione del biennio 2008-2009 in Italia ha comportato una una riduzione della spesa finalizzata agli acquisti ( 2,1% medio annuo) inferiore al calo del Pil pro-capite e del reddito disponibile. La contrazione ha riportato la spesa per abitante ai valori precedenti il 1999, segnale che un impatto negativo si è verificato. Ma non è stato tale da determinare una perdita significativa di benessere perché la propensione agli acquisti si è riposizionata cogliendo le opportunità offerte dal mercato. Insomma, a soffrire significativamente sono stati solo due capitoli: le spese per le vacanze e quelle per la mobilità, cioè l’acquisto di autovetture.I segni meno per alimentari e tlc sono legati a una maggiore attenzione agli sprechi e alle offerte speciali. Lo sguardo rivolto al passato è fondamentale per capire quali saranno i futuri orientamenti di spesa. Ad esempio, considerando le accoppiate «spese per internet-telefonia/spese per mobilità » e «spese per alimentazione fuori casa/ spese per alimentazione domestica» si scopre che nel nell’arco di un ventennio il rapportò è cresciuto fino a raggiungere il 50%. Cioè nel 2010 per ogni euro speso per mangiare a casa ne è stato speso pure mezzo per andare al ristorante. Idem per quanto riguarda cellulari e abbonamenti internet. Questo consente di stimare un incremento medio annuo del 5,3% per le tlc nel triennio 2010-2012 e dell’1,7% per le apparecchiature elettroniche, mentre la spesa nei pubblici esercizi dovrebbe aumentare dello 0,5% all’anno nel periodo 2010-2012 congiuntamente a una ripresa della spesa per le vacanze (+0,4%). Che cosa significano queste percentuali? Che gli italiani hanno difeso e difendono i loro consumi preferiti. Insomma, se non si è rinunciato ad andare in pizzeria o a comprare l’ultimo smartphone in periodi di vacche magre non lo si dovrebbe fare nemmeno quando la situazione migliorerà. Tutt’al più si rinuncerà a un maglione, a un nuovo paio di scarpe, a mettere da parte qualche euro (di qui la diminuzione del risparmio). Il rapporto di Confcommercio ci mostra un consumatore che non è né sfiduciato né «povero». Gli italiani sanno ciò che vogliono e si organizzano al meglio per ottenerlo. È il caso del settore auto: il calo delle vendite connesso alla fine degli incentivi «disegna» un mercato con cui bisogna fare i conti e che assorbe 1,5 milioni di auto intestate a privati e 600mila alle imprese. Non bisogna invece tentennare sulla riduzione della pressione fiscale che per Sangalli «è la via maestra per ridare fiato a consumi e investimenti».