ALBERTO MATTIOLI , La Stampa 11/1/2011, pagina 336, 11 gennaio 2011
Niente Carlà nel film su Sarkozy - Quando ha scoperto che per prestargli la faccia era stato scelto Denis Podalydès, pare che l’unico commento di Nicolas Sarkozy sia stato: «Ma è molto meno peloso di me!»
Niente Carlà nel film su Sarkozy - Quando ha scoperto che per prestargli la faccia era stato scelto Denis Podalydès, pare che l’unico commento di Nicolas Sarkozy sia stato: «Ma è molto meno peloso di me!». In effetti, Podalydès è stempiato, oltre che biondastro. Però, truccato a dovere, con una parrucca nerissima in testa e soprattutto dopo essersi sorbettato, da bravo mattatore perfezionista, ore e ore di filmati di Monsieur le Président, quello vero, è un Sarkozy più vero del vero. Somiglianza impressionante nelle foto, figuriamoci sul grande schermo dove a maggio approda La conquête , «La conquista», storia di come Sarkozy ha scalato l’Eliseo mentre perdeva la moglie Cécilia. Per il cinema francese, in un Paese dove tutti parlano malissimo del Potere ma lo rispettano, è una novità. Certo, su pellicola sono già finiti il presidente più presidente di tutti, il generale De Gaulle (il titolo del film tv era tutto un programma: Le grand Charles ) e poi tutti i suoi successori della Quinta Repubblica: Pompidou, Mitterand, Chirac, mentre il regista Yves Boisset annuncia il suo film sui discussi rapporti fra Giscard d’Estaing e l’imperatore antropofago Bokassa con relativi scambi di diamanti, titolo provvisorio, appunto, L’affaire des diamants (insomma, dopo il collier di Maria Antonietta, i diamanti di Giscard: nonostante le rivoluzioni, la Francia resta il Paese più conservatore d’Europa). Ma è la prima volta che i cineasti d’Oltralpe mettono in scena un presidente in carica, benché limitandosi solo a raccontare come c’è arrivato: la conquista del potere, appunto. E infatti il produttore Eric Altmayer mette subito le mani avanti con Le Parisien : «Abbiamo una sceneggiatura estremamente accurata, documentata, in nessun caso strumentalizzabile e che si basa sui tre regole: rispetto della presunzione d’innocenza, per esempio sull’affare Clerstream, nessuna diffamazione, rispetto della vita privata». Dall’Eliseo, giura Altmayer, nessuna pressione, nemmeno per sapere la trama. Insomma, fra The Queen eIl divo , il modello - peraltro dichiarato - è il primo, con il suo iperealismo da documentario. Tutti gli attori somigliano moltissimo ai personaggi che interpretano, anzi incarnano, da Florence Pernel-Cécilia prima Sarkozy e poi ex a Samuel Labarthe-Dominique de Villepin, il primo ministro diventato in seguito la bestia nera del Presidente. Chirac è Bertand Le Coq, anche lui identico all’originale, con l’unico inconveniente di essere alto quanto Podalydès: quindi, rivela malizioso Le Monde magazine , nelle scene in cui c’erano tutti e due il finto Chirac indossava scarpe con i tacchi come il Berlusconi vero e il Sarkò di celluloide era a piedi nudi. Non compaiono invece né Ségolène Royal, la candidata socialista sconfitta («In fondo, non è mai apparsa a Sarkozy come una rivale pericolosa», spiega Altmayer), né Carla Bruni, approdata all’Eliseo quando Sarkò ne era già diventato l’inquilino. Il mattatore, ovviamente, è Podalydès, uno dei maggiori attori francesi, colto e impegnato, nell’aeropago della Comédie française, di cui è «societaire» dal 2000 e premio Molière (l’Oscar francese del teatro) per la sua regia, sempre lì, di un Cyrano de Bergerac effettivamente strabello. Il quale Podalydès, da buon intellettuale, non ama M. le Président. E lo stronca così: «La sua ascensione potrebbe essere shakespeariana, ma è Shakespeare senza grandezza tragica. Sarkozy è un animale politico e un animale di scena. Incarna quello che si chiama “pragmatismo”, che in effetti è quell’assenza totale di pensiero che trionfa oggi».