FABIO MARTINI, La Stampa 11/1/2011, pagina 9, 11 gennaio 2011
Dietro il blitz gli scandali e lo spettro del buco di bilancio - Si è dato i tre giorni. Per un motivo inconfessabile in pubblico: se Gianni Alemanno non rifà la giunta entro giovedì sera, l’indomani mattina - col Papa che riceve gli amministratori capitolini come ogni inizio anno - per il sindaco di Roma la figuraccia diventerebbe proverbiale
Dietro il blitz gli scandali e lo spettro del buco di bilancio - Si è dato i tre giorni. Per un motivo inconfessabile in pubblico: se Gianni Alemanno non rifà la giunta entro giovedì sera, l’indomani mattina - col Papa che riceve gli amministratori capitolini come ogni inizio anno - per il sindaco di Roma la figuraccia diventerebbe proverbiale. Già da tempo, col cinismo accondiscendente dei romani, in Campidoglio lo chiamano «Retromanno», per via di quella attitudine a fare annunci e poi rimangiarseli. Ma stavolta il sindaco non rispetterà quella fama. Alemanno sa già di poter tagliare in tempo il traguardo minimo dei tre giorni, anche perché nessuno come lui sa che non è proprio il caso di incappare nell’ennesima magra dopo lo scandalo di «Parentopoli». Le 850 assunzioni a chiamata diretta all’azienda dei trasporti, le mille all’Ama, la municipalizzata dell’ambiente e le gaffes dell’ex terrorista di destra, anche lui assunto nell’era Alemanno, che dal suo sito web si è messo a sparare proiettili lessicali contro gli studenti che andrebbero ammazzati «a colpi di mortaio», oppure «ricoperti di pece bollente». Certo, nell’accelerata di Alemanno hanno giocato due elementi palesi. Lo sfregio di immagine subìto con «Parentopoli» e la ricerca del «Sole - 24 Ore». Ma l’ultima «sveglia» l’ha prodotta un sondaggio riservatissimo che circola da qualche giorno in Campidoglio: se si votasse oggi Gianni Alemanno otterrebbe il 42% dei consensi, mentre il suo sfidante più naturale, il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, del Pd, incasserebbe il 58%. Naturalmente si tratta di intenzioni di voto, volatili come qualsiasi opinione. Ma a 51 anni, dopo aver guidato la corrente «rautiana» di An, aver fatto il ministro e aver conquistato il Campidoglio, Gianni Alemanno sa di essere ad uno spartiacque, per sé e per la tradizione che rappresenta. Roma è, da sempre, la capitale della destra italiana. Roma è la città del balcone del Duce, del Foro Mussolini, ma anche di via Sommacampagna, la battagliera sede dell’Msi negli Anni Settanta. Ed è anche la città dei «ragazzi di via Milano». E’ lì, nella sede del «Secolo d’Italia», che hanno lavorato e si sono formati in anni duri quasi tutti i capi della destra italiana, Gianfranco Fini, Maurizio Gasparri, Francesco Storace, Silvano Moffa, Adolfo Urso, Teodoro Buontempo, Flavia Perina, Gennaro Malgieri e anche il direttore di RaiUno Mauro Mazza. Roma, città delle lacrime e del sangue per tutta una generazione e che ha sempre indotto retoriche autopromozionali. Qualche giorno prima che scoppiasse “Parentopoli”, Alemanno disse: «Io ho salvato Roma». Frase stentorea che allude al pesante deficit ereditato dalla giunta Veltroni. E proprio lì si nasconde uno dei veri motivi dell’accelerazione di Alemanno: il Comune di Roma è rimasto senza benzina. A luglio il bilancio è stato chiuso con un buco di 180 milioni e per l’anno in corso se ne aggiungeranno altri 150. Col taglio di servizi sempre più essenziali. «Se Tremonti non ci dà una mano, qui finisce male», confida Alemanno. Proprio in vista di un braccio di ferro col ministro dell’Economia, Alemanno ha bisogno di avere il Pdl dalla sua parte. Ecco perché ieri mattina è andato a Montecitorio a trattare il “restyling” della giunta assieme a Maurizio Gasparri e a Fabrizio Cicchitto, che sono anche i “patron” di due degli assessori a rischio turnazione: Fabio De Lillo e Marco Corsini. Alemanno ha assicurato che i sostituti apparterranno alle stesse cordate. Certo, in queste ore se ne dicono tante. Qualcuno immagina soluzioni altisonanti, ipotizzando il coinvolgimento di “vip” come Guido Bertolaso. In Campidoglio smentiscono, rivelando rapporti personali non idilliaci tra il sindaco e l’ex leader della Protezione civile. Resterà in giunta Umberto Croppi, l’unico finiano? Assessore alla Cultura, Croppi è blindato da risultati eloquenti, che ne hanno fatto un interlocutore per tutto il mondo della cultura. Entreranno esponenti della Destra, come promesso pubblicamente da Alemanno? «Siamo assisi sul Tevere...», dice Francesco Storace. Il patto con i notabili è per un minirimpasto. Ma tutto potrebbe essere terremotato da una voce, l’ultima che circolava ieri: sul Campidoglio starebbe per abbattersi una raffica di avvisi di garanzia. Se la voce fosse fondata, chi colpiranno?