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 2011  gennaio 11 Martedì calendario

NON SONO UN RAZZISTA" ECCO L´ADDIO DI LE PEN

Jean-Marie Le Pen non vuol sentir parlare di pensione, anche se è arrivato alla soglia degli 83 anni. Ma sabato prossimo, al congresso di Tours, lascerà nella mani della figlia Marine (classe 1968) la guida del Fronte nazionale, riservandosi la poltrona di presidente onorario. Si chiude così una pagina: Le Pen è stato il primo a imporre le idee dell´estrema destra nel dibattito politico europeo, a teorizzare l´impossibilità di un´integrazione dei nuovi immigrati: «La classe politica ha ignorato l´esplosione demografica del pianeta, passato in un secolo e mezzo da uno a sette miliardi di abitanti. L´unico continente in depressione demografica è quello europeo, Russia compresa. Da questa constatazione ho tratto la conclusione, già trent´anni fa, che l´Europa era minacciata di morte».
Signor Le Pen, lei si sente il padre dei movimenti populisti che negli ultimi mesi hanno ottenuto tanti successi elettorali?
«Non pretendo di essere stato geniale, chiunque poteva vedere. Sono stato il primo a dirlo e non mi è stato mai perdonato. Ma il nostro esempio ha probabilmente avuto un´influenza altrove».
In altri Paesi, però, i movimenti di estrema destra sono al governo, mentre lei è rimasto isolato: non è un insuccesso?
«È un fenomeno dovuto solo al sistema elettorale: in Francia c´è una volontà deliberata di tendere al bipartitismo».
Non è colpa anche delle sue ripetute provocazioni?
«Se la verità è provocatrice, allora sono stato un provocatore. Sono un uomo libero, ho parlato liberamente. L´establishment ha finto di essere provocato».
Più che altro era difficile dialogare con un movimento situato apertamente all´estrema destra, non le pare?
«Rifiuto questa definizione. Un movimento è estremo quando è estremista nelle sue proposte o nei suoi metodi. Il Fronte nazionale non è estremista nelle sue proposte, rispetta scrupolosamente le regole della Repubblica. E per quel che riguarda i metodi, non abbiamo milizie e non attacchiamo le riunioni di altre organizzazioni».
Se non le piace estrema destra, vogliamo dire populista?
«Cosa vuol dire populista? Noi non cavalchiamo movimenti di opinione popolari proponendo soluzioni elementari e fruste. Abbiamo un programma economico, politico, sociale lontano dalla demagogia: la vera demagogia è mentire al popolo».
Né di estrema destra, né populista. Diciamo razzista?
«Sono stato il primo francese a proporre la candidatura di un arabo alla Camera nel 1957, il primo a far eleggere una musulmana in un consiglio regionale nel 1986. Nell´idea di razzismo c´è una volontà di disprezzo e di dominazione che non abbiamo. Tuttavia: ammetto il meticciato sul piano individuale, ma sono contro il meticciato generalizzato».
Xenofobo?
«Amo molto gli stranieri alla maniera di Giovanna d´Arco. Le dicevano: Giovanna, Dio ci obbliga ad amare gli inglesi, lei li ama? E lei rispondeva: Sì, a casa loro. Non sono xenofobo. Mia moglie è mezza greca».
Non può negare, però, di essere islamofobo.
«Men che mai: ero per l´Algeria francese! Sono contro l´Islam nella misura in cui vorrebbe conquistarmi e impormi la sua legge. I minareti sono molto belli, nel mondo arabo-musulmano non mi scioccano, sono molto più reticente quando si moltiplicano su questa terra cristiana. Quando in Arabia saudita si potranno costruire chiese cristiane, allora si potranno fare delle moschee a Marsiglia, non prima».
Non sta creando confusione tra la religione musulmana e i fondamentalisti?
«È nella natura delle cose, lo si voglia o no».
Negli anni ‘80 e ‘90 lei parlava soprattutto di immigrazione, adesso di musulmani: il suo discorso non è proprio cambiato?
«No, metto in discussione il fenomeno stesso dei flussi migratori. La Francia (e l´Europa) attira le masse diseredate da tutto il mondo. Sono un nazionalista: non considero trascurabile la miseria del mondo, ma sono più sensibile alla miseria dei miei».
Ma lei parla sempre di islamismo...
«L´islamismo è la forma più aggressiva dell´immigrazione».
Si sente vicino alla nostra Lega Nord?
«Non siamo regionalisti e considero un po´ scioccante la volontà delle regioni ricche di separarsi dalla parte povera della nazione comune».
Ma sull´immigrazione non siete d´accordo?
«Non ci è vietato avere ideali comuni con questa o quella formazione politica, ma non abbiamo relazioni strutturali con la Lega. Forse a causa di Bossi, forse è lui che non vuole».
E di Silvio Berlusconi cosa pensa?
«È un uomo di successo, che fa tutto sorridendo, il che lo rende simpatico. L´Italia ne ha viste altre». E qui Jean-Marie Le Pen si mette a ridere.