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 2011  gennaio 11 Martedì calendario

COOP, ARRIVANO I PRECARI CINESI


Sergio Marchionne e i suoi diktat sull’organizzazione del lavoro? Niente in confronto alla coop, tanto che la Cgil ha trasformato lo slogan superpubblicizzato: «Ma la Coop sei ancora tu?».
Il sindacato ha aperto un fronte contro l’organizzazione un tempo patrimonio comune della sinistra e che oggi, invece, utilizzerebbe mano d’opera cinese a basso costo.
Con tanti saluti ai bei propositi sulla tutela dell’occupazione.

Vanno giù duri Ivano Gualerzi, segretario regionale Flai-Cgil (alimentari) e Antonio Mattioli, segretario Cgil Emilia-Romagna: «Nella filiera della Coop l’appalto ed il subappalto vengono utilizzati per produrre profitto sulla pelle dei lavoratori. È il caso della Coop Adriatica che utilizza le forniture della ditta Melograno che appalta la produzione della quarta gamma (verdura fresca imbustata e pronta per l’alimentazione) ad un’altra cooperativa, la Coop Work Group di Rimini che occupa circa 80 soci lavoratori cinesi e nella quale non viene applicato il contratto nazionale di lavoro».

Mattioli ha preso decisamente posizione per il no nelle urne al referendum Fiat e per il sì a uno sciopero generale Cgil. E non vuole nessun occhio di riguardo per le coop.

«Queste lavoratrici percepiscono 4,5 euro l’ora - denunciano Mattioli e Gualerzi - e a loro viene applicato un contratto «pirata» siglato da sindacati autonomi e l’Unci, associazione di cooperative costituita appositamente per derogare le norme contrattuali; questo contratto è già stato giudicato dalla magistratura lesivo della dignità del lavoratore. A questo punto è inderogabile ed urgente un incontro con le centrali cooperative e la Regione Emilia-Romagna per individuare soluzioni e norme atte a impedire il radicamento nei nostri territori di sfruttamento e illegalità».

Anche Franco Martini, alla guida di Filcams, il terziario che esprime il 6% degli iscritti totali della Cgil, all’incirca la stessa quota della Fiom, punta il dito contro le coop: «C’è una sempre più diffusa insoddisfazione nei rapporti all’interno delle singole aziende cooperative, incomprensioni sul versante della contrattazione, con tensioni crescenti, che rischiano di indebolire la peculiarità che ha contraddistinto la storia sindacale nel mondo della cooperazione. Il sistema coop ha un valore aggiunto che risiede nelle ragioni della propria esistenza e che fanno della responsabilità sociale il terreno sul quale può fare la differenza. Quindi bisogna evitare un ripiegamento verso soluzioni organizzative sbagliate o inadeguate. Vogliamo tenere alto il confronto sulla qualità dell’organizzazione del lavoro nell’impresa cooperativa».

Uno degli episodi di più forte tensione si è verificato quando in occasione di uno sciopero la Coop Centro Italia è ricorsa a lavoratori precari per tenere aperti i punti-vendita. Adesso arrivano i cinesi e alla Cgil proprio non sta bene che la Coop stia diventando con gli occhi a mandorla.

«Casi come l’applicazione del contratto dell’Unci-Cnai per le cooperative della logistica, giudicato dal tribunale come strumento che viola la dignità della persona - dice Antonio Mattioli - o della disdetta dei contratti integrativi collettivi da parte di diverse aziende dell’Emilia-Romagna, o della riduzione della retribuzione dei lavoratori e dell’aumento delle ore di lavoro per i lavoratori del gruppo Delta, o della mancata riconversione del comparto saccarifero, o dell’uso di schiavi nella filiera agroalimentare, o della mancata applicazione dei contratti nelle cooperative sociali, od il fiorire di contratti «pirata» siglati con organizzazioni sindacali di comodo che penalizzano il lavoro dipendente, o la costituzione di newco per aggirare l’applicazione contrattuale, rappresentano l’idea di un modello sociale, economico, produttivo che questo paese non può più sopportare e che va contrastato in tutti i modi e con tutti gli strumenti possibili».

Coop Adriatica è una delle 9 grandi cooperative di consumo (159 punti-vendita) del sistema Coop, e come tale aderisce a Legacoop. I soci-clienti sono oltre un milione, il fatturato è quasi di 2 miliardi di euro. Ora dovrà vedersela col sindacato: la Cina è vicina, ma anche la Cgil.

Nell’occhio del ciclone è finita un’altra grande catena: Coop Estense. I sindacati, che contestano la nuova organizzazione del lavoro, hanno scritto a Luciana Littizzetto, che compare negli spot della coop: «Abbiamo modo di apprezzare settimanalmente le sue arringhe alla trasmissione televisiva Che tempo che fa - si legge nella lettera firmata dalle Rsu di Coop Estense - durante le quali esprime con estrema chiarezza e con altrettanta audacia le verità che tutti pensano, ma che quasi nessuno ha il coraggio di dire. Come fa il bambino della fiaba che ha il coraggio di dire che il Re è nudo a dispetto del senso comune o del buon senso che gli imporrebbe di non farlo. Di volta in volta il Re nudo cambia e con questa lettera le vogliamo comunicare qual è, a nostro avviso, il Re che è rimasto nudo: la cooperazione di consumo».