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 2011  gennaio 11 Martedì calendario

L’EUROTOWER E LA FINZIONE DEI PORTOGHESI

Il conto alla rovescia è partito. Domani il Portogallo debutta nel nuovo anno con un’emissione di debito a tre e dieci anni. In teoria dovrebbe raggranellare il primo dei ventuno miliardi che gli servono per funzionare nel 2011. Nella pratica, gli interessi che gli investitori reclamano solo tali che per il governo di Lisbona il mercato è già chiuso. José Socrates, il premier, continua a escludere di aver bisogno di aiuto europeo. Ovviamente è una finzione. Secondo una stima di Goldman Sachs, già oggi circa il 20%del debito pubblico commerciabile dei lusitani è finito nel bilancio della Banca centrale europea. È probabile che con i suoi interventi la Bce abbia asportato dal mercato e inglobato l’intero vintage di buoni del Tesoro portoghesi a medio-lungo termine emessi nel 2010. Senza la mano dall’alto dell’Eurotower il Portogallo sarebbe già sott’acqua. Peraltro è una finzione anche che gli interventi della banca centrale, a differenza degli aiuti degli altri governi, non mettano a rischio denaro del contribuente europeo: lo fanno, sotto forma (potenzialmente) di minori dividendi dalle banche centrali ai rispettivi governi. Tanto vale allora passare a un salvataggio più trasparente e a condizioni precise. Queste sono state negoziate da mesi. Ora serve solo un po’ di coraggio: per Socrates, quello di affrontare il rischio di una crisi di governo a pochi mesi dal voto di maggio; per l’Europa quello di ammettere che, dopo la fermata a Lisbona, il fondo europeo salvataggi va rifinanziato. Però subito, non ancora una volta quando sarà già troppo tardi.
Federico Fubini