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 2011  gennaio 11 Martedì calendario

DETROIT CELEBRA L’ANNO DELLA SVOLTA:

il 2010 È DA RECORD - La crisi sembra davvero finita. Lo si vede dalla novità presentate qui a Detroit e dal clima più disteso sugli stand. Ma lo si vede soprattutto dai record di vendite annunciati dalla maggior parte dei costruttori europei, dal mercato americano in netta ripresa, dalle prospettive ancora migliori per il 2011. Questo Salone di Detroit, a pochi giorni dalla chiusura del 2010, conferma che quello appena terminato è stato l’anno della svolta. Intendiamoci: le prospettive del mercato europeo non sono particolarmente brillanti. Ma anche i gruppi basati nel Vecchio continente sono riusciti, grazie alla presenza in altri mercati, a chiudere l’anno ai massimi storici: come Volkswagen, che ha venduto 7,14 milioni di vetture (+13%) o Renault, che con un +14% ha toccato quota 2,6 milioni. Le stesse Bmw e Mercedes, pur rimanendo al di sotto dei loro record storici, hanno segnato rimbalzi significativi: il gruppo bavarese ha aumentato le consegne del 13,6% a quota 1,46 milioni (1,22 per la marca ammiraglia); quello della stella a tre punte del 15% a 1,26 milioni (1,16 per la marca Mercedes).

La crescita del mercato americano e le previsioni molto positive per il 2011 hanno dato slancio ai costruttori locali, che dopo la cura dimagrante della crisi hanno ripreso ad assumere. Ieri Mark Fields, capo della Ford in Nordamerica, ha annunciato che tra 2010 e 2012 l’azienda creerà 7mila nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti. Quali sono le prospettive per il mercato Usa? Le previsioni per il 2011 sono per una domanda di 12,5-13,5 milioni (inclusi i camion pesanti) contro gli 11,6 del 2010; secondo Jeff Schuster, di Jd Power, la ripresa è destinata ad accelerare l’anno prossimo con una produzione che salirà a 14 milioni dai 12,6 previsti per il 2011, grazie anche alla domanda di sostituzione dei veicoli più vecchi, il cui rinnovo è stato rinviato durante la crisi. Per quanto riguarda quest’anno, il grosso della salita produttiva è attribuito da Jd Power a Chrysler (+221mila unità). «Siamo in un settore in crescita» ha scherzato Ellen Hughes-Cromwick, capo economista della Ford, che vede una «crescita a due cifre» per quest’anno grazie a un’economia Usa che potrebbe espandersi a un tasso vicino al 4 per cento.

Una nube all’orizzonte della ripresa di medio periodo: anche con i tagli negli anni della crisi, che hanno eliminato oltre 1,5 milioni di auto di capacità produttiva negli Usa (molto più che in Europa), la capacità rimane nettamente superiore alla domanda: +29% nel 2013, secondo Jd Power, contro il +30% del 2006. Un fattore che nel medio periodo potrebbe riacutizzare la pressione competitiva sui margini.

C’è poi un’altra contraddizione, almeno qui negli Usa: mentre tutti i costruttori si affannano a lanciare modelli piccoli ed ecologici - la stessa Ford ha presentato ieri due vetture elettriche e due ibride - il mercato nel 2010 ha premiato Suv piccoli e pick up, ovvero veicoli tra i più assetati di benzina. C’è davvero un futuro per le auto più piccole? Le opinioni divergono: contrariamente alla Ford, che ha lanciato la Fiesta, o alla stessa Fiat con la 500, la Volkswagen - spiega il responsabile per gli Usa Jonathan Browning - non esporterà per ora né la Polo né la futura piccola Up.