MARCELLO SORGI, La Stampa 11/1/2011, pagina 7, 11 gennaio 2011
La sentenza e il crocevia del Cavaliere - Il rinvio da oggi a giovedì della sentenza della Corte costituzionale sul legittimo impedimento avrà come conseguenza l’accrescimento della pressione politica sui giudici della Consulta
La sentenza e il crocevia del Cavaliere - Il rinvio da oggi a giovedì della sentenza della Corte costituzionale sul legittimo impedimento avrà come conseguenza l’accrescimento della pressione politica sui giudici della Consulta. Mai come questa volta infatti, anche se i giudici si pronunceranno sulla base dei principi, le conseguenze della sentenza saranno politiche. C’è già chi, nei corridoi parlamentari, semplifica dicendo che l’eventuale affondamento della leggesalvacondotto che ha fin qui preservato il premier dalle conseguenze dei suoi processi porterebbe rapidamente ad elezioni anticipate, così come un salvataggio in extremis aumenterebbe le possibilità per il governo di allargare la propria maggioranza e proseguire. Poi, come già alla vigilia della sentenza che dichiarò l’illegittimità del lodo Alfano, si moltiplicano le voci su un compromesso che i membri della Consulta starebbero cercando per salvare il legittimo impedimento limitandone però fortemente gli effetti. Almeno nelle indiscrezioni che ne circolano, si tratterebbe di un giudizio pilatesco, in cui il premier (che verrebbe privato della protezione automatica che la legge gli riserva per gli impegni connesso al suo mandato), e i giudici (che vedrebbero rigettata la loro richiesta di dichiarare l’illegittimità, ma confortati con un’interpretazione che verrebbe incontro alle loro richieste) verrebbero sostanzialmente invitati dalla Corte costituzionale a trovare un accordo tra gentiluomini sulle modalità per consentire a Berlusconi di governare e nello stesso tempo di fare l’imputato nei processi che lo riguardano. Una decisione del genere, va detto, pur lasciando tutti scontenti e quindi confermando formalmente l’indipendenza della Corte, che diversamente dal precedente del lodo Alfano eviterebbe così di dar ragione a uno o all’altro dei contendenti, non offrirebbe tuttavia alcuna soluzione del problema. La ripresa, anche rallentata, dei processi, per Berlusconi contiene infatti la possibilità di una condanna per corruzione, sia pure in tempi non brevissimi, e di una possibile interdizione dai pubblici uffici, anche se appellabile. E per i magistrati il rischio che per alcune delle ipotesi accusatorie possa intervenire la prescrizione. Delle due incognite, la prima costringerebbe il premier a cercare subito una maggioranza in Parlamento, più difficile da trovare ora che i finiani ne sono fuori, per farsi approvare al più presto un nuovo salvacondotto. O in mancanza, ed è questo il rischio più grave, di tentare di nuovo la strada delle urne, trasformandole in un referendum tra lui e i giudici di Milano.