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 2011  gennaio 11 Martedì calendario

Legittimo impedimento Tocca alla Consulta ma la Corte è spaccata - È arrivato il gran giorno della Corte costituzionale

Legittimo impedimento Tocca alla Consulta ma la Corte è spaccata - È arrivato il gran giorno della Corte costituzionale. Stamattina si discute di legittimo impedimento e nelle speculazioni della vigilia si fanno mille ipotesi, ma su un punto gli addetti ai lavori sono abbastanza sicuri: che la Corte, nei suoi conciliaboli informali, si è spaccata verticalmente. Circolano perfino degli specchietti dove si evidenzia che otto sarebbero contro la legge (il presidente De Siervo e i giudici Cassese, Criscuolo, Gallo, Lattanzi, Saulle, Silvestri e Tesauro) e sette a favore (Maddalena, Finocchiaro, Quaranta, Mazzella, Napolitano, Frigo, Grossi). Gli otto della maggioranza della vigilia propenderebbero comunque per una sentenza di solo parziale bocciatura della legge. Sarà poi da vedersi quale forma avrà questa parziale bocciatura, se cioè sarà una sentenza interpretativa di rigetto, vale a dire che il ricorso dei giudici di Milano è sì rigettato, ma con una formula interpretativa che in buona sostanza attenuerebbe fortemente lo scudo per il premier, oppure se procederanno con una sentenza additiva, che è una formula molto diversa, essendo una dichiarazione di illegittimità anche se parziale. In un caso o nell’altro ne discenderà che il tono della sentenza sarà molto diverso e così le ricadute pratiche e politiche che seguiranno. Oggi si discute, dunque. Si comincia con un’introduzione del relatore, il giudice Sabino Cassese, il quale da mesi studia la materia. Ne ha tratto un volume di ben tremila pagine, ma la sostanza è rinchiusa in una ventina di fogli appena - di cui ha dato copia riservatamente ai colleghi la settimana scorsa - dove il giudice ha messo nero su bianco le varie problematiche e le possibili soluzioni. Cassese ovviamente non dà conclusioni perché sarebbe ben strano esprimersi prima ancora di avere ascoltato in udienza le parole degli avvocati del premier, i parlamentari-avvocati Piero Longo e Niccolò Ghedini, e dell’Avvocatura dello Stato. Anche ieri i due legali hanno incontrato il loro assistito per limare le arringhe. Si sa che batteranno sul punto delle prerogative presidenziali e che i giudici non possono «sindacare» sul merito dell’attività dell’Esecutivo. L’ipotesi sempre più prevalente negli ambienti della Corte - che avrebbe anche il merito di superare la spaccatura otto a sette, convincendo una quota di indecisi - porterebbe la Corte a «toccare» la legge in due punti distinti ma incrociati: sull’indeterminatezza dell’elenco di attività che impediscono a premier e ministri di presentarsi in udienza, e sull’automatismo nella parte in cui sottrae al giudice la possibilità di valutare le cause ostative. La questione dell’elenco delle attività è legato alla formulazione molto estensiva della legge attuale che comprende le attività «preparatorie e consequenziali» nonché quelle «coessenziali alle funzioni di governo». Ecco, secondo alcuni giudici costituzionali, quelli considerati vicini al centrodestra e convinti che la legge sia sostanzialmente conforme alla Costituzione, una buona base di mediazione potrebbe essere nel cassare quel «coessenziali». Viene fatto quest’esempio: sarebbe di legittimo impedimento una seduta del Consiglio dei ministri e anche il pre-consiglio del giorno precedente; non così invece la visita privata del premier a Putin oppure a Gheddafi. Secondo punto in bilico, il comma 4 dell’articolo 1 che prevede la «autocertificazione» della presidenza del Consiglio e l’obbligo per il giudice di rinviare il processo.