M. Ga., Corriere della Sera 11/01/2011, 11 gennaio 2011
TORINO SALE IN CHRYSLER, ENTRO L’ANNO A WALL STREET —
Fiat è già salita dal 20 al 25 per cento in Chrysler e punta a bruciare le tappe della conquista della maggioranza del capitale dell’azienda Usa, probabilmente già entro il 2011, prima della quotazione a Wall Street del gruppo di Auburn Hills. Un Sergio Marchionne sempre contrariato dalle vicende italiane e inebriato dal clima di ripresa che si respira al Salone dell’Auto di Detroit ha confermato ieri, incontrando la stampa, di essere deciso a procedere a passo di carica verso l’acquisto del 51 per cento del capitale Chrysler da parte del Lingotto. Come pagherà il 16 per cento che deve comprare «cash» ? L’amministratore delegato dei due gruppi non lo ha svelato nemmeno ieri, ma ha assicurato che non sono in vista cessioni: non si vendono né la Magneti Marelli, né la Ferrari o la Iveco. E nemmeno l’Alfa Romeo: «Abbiamo investito troppo. La stiamo portando negli Usa, a partire dal 2012. Il primo modello potrebbe essere la "Giulia": ha il vantaggio di essere già basata su una piattaforma "americana". Ma contiamo di arrivare sul mercato americano con l’intera gamma Alfa» . Non solo non si vende nel settore dell’auto, ma il presidente della Fiat, John Elkann, ha formulato un’ipotesi che va nella direzione di un allargamento del perimetro di Fiat Industrial, la società nata dalla scissione dalla holding che raggruppa camion, macchine agricole e veicoli da cantiere. Se la Volkswagen decidesse di concentrarsi sull’auto e decidesse di cedere i camion, ha detto Elkann, «la Fiat sarebbe un potenziale acquirente» . Marchionne ha aggiunto che non è stata fin qui avviata alcuna trattativa in questa direzione, ma il messaggio del presidente è chiaro: l’interesse per le attività in questione (i marchi Man e Scania) è reale e abbraccia varie ipotesi che vanno dall’acquisto vero e proprio a forme di «partnership» . Ma a Detroit, dove Chrysler presenta la sua nuova ammiraglia, un’evoluzione ridisegnata molto più rifinita della «300» che diventerà (con gli opportuni aggiustanti) anche l’ammiraglia della Fiat-Lancia (sarà la nuova «Thema» ), si parla soprattutto di auto e di quotazione del gruppo di Auburn Hills. Marchionne ha confermato che l’obiettivo rimane quello di arrivarci dentro l’anno: nell’ultimo trimestre, o forse anche prima. Dipenderà soprattutto, secondo l’amministratore delegato dei due gruppi, dall’andamento della Borsa. Ma prima l’azienda Usa dovrà chiudere due trimestri in utile netto (una svolta che deve ormai essere dietro l’angolo, visti i tempi strettissimi) e dovrà rimborsare i 7,4 miliardi di dollari avuti in prestito dai governi Usa e del Canada. Come farà? Intanto il gruppo dovrebbe incassare entro gennaio tre miliardi di contributi del governo Usa per i programmi di sviluppo di veicoli ecologici e a basso consumo. Gli altri produttori americani li hanno già avuti. Chrysler e General Motors erano in «stand by» , viste le loro precarie condizioni di salute dopo l’uscita dalla bancarotta. Ora che sono in pieno recupero e di nuovo affidabili sul piano industriale, la procedura è stata riavviata. Ieri Marchionne non è tornato su questo punto, ma ha detto che entro marzo discuterà con le banche Usa il rifinanziamento del debito Chrysler: «I progressi che abbiamo fatto in questi 19 mesi zittiscono gli scettici e spero che convincano i potenziali investitori e creditori» . Intanto Fiat incassa il 5%di capitale aggiuntivo per il raggiungimento del primo obiettivo di piano: la produzione negli Usa di un nuovo motore a basso consumo (il «Fire» della Cinquecento costruito nell’impianto di Dundee). L’altro 10%«gratuito» arriverà con l’aumento dell’export Chrysler e l’omologazione di una nuova vettura Chrysler costruita su piattaforma Fiat, capace di percorrere 40 miglia con un gallone di benzina: la nuova Dodge di derivazione Giulietta che arriverà entro fine anno.
M. Ga.