Roberto Pellegrino, Libero 11/1/2011, 11 gennaio 2011
FUMO, CORRIDA E CROCI È LA SPAGNA DEI DIVIETI
È tutto un divieto nella “piel de toro”. In Spagna la tanto declamata movida affrancatrice negli anni Ottanta di usi e costumi al grido di “es prohibido prohibir”, dopo il pugno del franchismo, oggi è un ricordo trasudante nostalgia. Colpa del fiorire draconiano di ogni genere di divieto e la Spagna si avvicina alla Russia della peggiore annata proibizionista. Da una decina di giorni gli spagnoli vivono sotto choc per l’ampliamento del già esistente divieto di fumare.
In un Paese che ha il maggior numero di bar per abitante, che conserva un coriaceo amore per le “bionde” e ha il più alto numero di decessi per il tabagismo (60mila ogni anno), il Governo Zapatero ci è andato giù pesante, trasformando la Spagna nella nazione più restrittiva. Prima del 2 gennaio, per chi detesta il fumo era considerato un suicidio entrare in un bar, se non si fosse campioni di apnea. Oggi, passando davanti a locali e ristoranti di Madrid o Barcellona, ci si immerge in una nube azzurrina, detta “el cigarrón” e prodotto dal drappello di fumatori obbligati dalla nuova legge a esercitare il proprio vizio fuori dai locali (le multe vanno da 60 a 600mila euro). Questo perché la legge proibisce ai ristoratori di predisporre sale per chi non rinuncia a una boc-
cata di tabacco. Un’ulteriore imposizionecheèstataaccoltacome una dichiarazione di guerra, considerato che in molti Paesi comunitari, tra cui l’Italia, ci sono sale per fumatori. Inoltre, la Spagna ha detto “no” anche al fumo nei parchi gioco, davanti agli ingressi di cinema e bingo e nelle zone adiacenti gli ospedali.
E se ora chi vuole fumare al bar deve mettersi il cappotto, con la tentazione di andarsene senza pagare il conto (come sta avvenendo), per gli irriducibili amanti della corrida, ieri, è arrivata l’ennesima stoccata nel sedere. Dopo che la Catalogna lo scorso ottobre ha votato una storica legge che getta nella polvere secoli di tradizione e bandisce dal 2012 la tauromachia, la Tv pubblica spagnola Tve dà l’ennesima sberla alla “tradición”: non sarà più permesso, dalle 9 fino alle 22, la messa in onda della corrida poiché “coincide generalmente con gli orari protetti per l’infanzia". Quindi le dirette “a las cinco de la tarde” spariranno dagli schermi, considerate “pornografia”. Sulla strada dei divieti, poi, ci si imbatte anche nella spinosa questione dei crocefissi. Poche settimane fa un giudice di Valladolid ha ordinato di togliere il simbolo religioso dalle aule e dagli spazi di una scuola pubblica cittadina, mentre Zapatero, paladino del laicismo, vuole abolire i funerali di Stato nelle chiese.