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 2010  maggio 09 Domenica calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Silvio Berlusconi
Il Ministro delle Politiche agricole è Giancarlo Galan
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro delle Politiche europee è Andrea Ronchi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro di Sussidiarietà e decentramento è Aldo Brancher (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella
Il Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica è Claudio Fava
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Gordon Brown
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Presidente dell’ Egitto è Hosni Mubarak
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

I 13 commissari europei si riuniscono oggi a Bruxelles per studiare un meccanismo che eviti all’euro di dissolversi. I 27 ministri delle Finanze della Ue discuteranno poi intorno alla proposta dei commissari, per approvarla o modificarla. Tutti escludono che l’ennesimo vertice sulla crisi economica possa concludersi con un nulla di fatto.

Perché?
I politici aspettano con terrore l’apertura dei mercati di domattina e stanno tentando di impedire una replica del dramma di venerdì, quando tutte le piazze mondiali hanno registrato crolli su crolli e l’euro ha toccato quota 1,26 sul dollaro. Nella riunione di venerdì notte (nove ore di discussione, chiuse da dichiarazioni ancora abbastanza generiche, anche se un po’ meno del solito), Trichet, il capo della Banca Centrale Europea, ha pronunciato una frase tremenda: «Siamo di fronte a una crisi sistemica». Del resto il vertice s’era aperto con una lettera della Merkel e di Sarkozy in cui si invitavano i partner europei a difendere in ogni modo la moneta comune.

Che cosa potrebbe succedere, alla fine?
Il terrore è che il deprezzamento di bond portoghesi, spagnoli e irlandesi (l’Italia per ora è in zona sicurezza) metta anche questi Paesi nell’impossibilità di trovare soldi sul mercato e quindi di rimborsare i possessori dei rispettivi bot. Con la Grecia sono bastati 110 miliardi, se si trattasse di soccorrere Portogallo, Spagna e Irlanda ce ne vorrebbero 600, se per caso nel gruppo ci fosse anche l’Italia di miliardi ce ne vorrebbero 1100. Una somma impossibile da mettere in campo. Però a quel punto salterebbero per aria parecchie banche, quelle nelle cui cassaforti si trovano i bond di questi Paesi. Al solito: si tratta soprattutto di istituti tedeschi, inglesi e francesi. Andrebbero in tilt, perciò, dopo i Paesi deboli, anche i Paesi forti. Non resterebbe che rinunciare alla moneta unica e rientrare ciascuno nella propria valuta, che potrebbe essere svalutata di quel che serve per essere coerente con lo stato dell’economia di ciascun Paese. Diciamo che, come minimo, ognuno di noi troverebbe meno roba da comprare nei supermercati. probabile che il valore reale dei nostri stipendi sarebbe tagliato del 30%.

Beh, però ogni Stato potrebbe tornare a stampare la propria moneta.
Non lo dica a nessuno, ma la Bce ha già rinunciato alla sua sovranità valutaria. Trichet, nel corso del vertice dell’altra sera, ha detto che la Banca centrale si prepara a comprare dagli Stati tutti i titoli (bond, bot) che gli Stati riterranno di stampare. Berlusconi sembrava soddisfatto di questa decisione, «che con Sarkozy ho contribuito a far prendere». Il senso di questa mossa – davvero disperata – è che da lunedì gli Stati sono autorizzati a stampare qualsiasi cosa e a rifilarla a Francoforte. come se la lira o il franco o il marco fossero tornati. E con loro una bella inflazione, altro modo per uscire dalla crisi pelando i poveri cristi, i cui salari risulteranno sempre meno dotati di potere d’acquisto (l’effetto dell’inflazione è questo).

A quali misure stanno pensando?
Nelle dichiarazioni c’è il solito proposito di riscrivere le regole, garantire la stabilità, costituire un organismo che guidi l’economia continentale. Tutte cose giuste, ma per le quali ci vuole tempo. E di tempo, invece, ce n’è poco. Una misura concreta, e che potrebbe esser presa subito, riguarda la costituzione di un fondo da una settantina di miliardi, una specie di riserva d’acqua per spegnere, almeno all’inizio, gli incendi. Purtroppo in passato s’è visto che quando sul mercato viene rovesciata una massa ingente di titoli, l’inclinazione a difendersi comprando eccita i venditori, che aumentano la loro pressione.

Tutto questo è colpa degli americani?
Agli americani piacerebbe un dollaro debole, che aiutasse le esportazioni. Ma i cinesi hanno in cassaforte 3000 miliardi di dollari e se il dollaro cala loro ci rimettono. Più o meno alla fine dell’anno scorso Pechino ha fatto aWashington questo discorso: o tirate su il dollaro o smetteremo di comprare i vostri buoni del Tesoro. Gli americani si sono adeguati e Obama è ora nel panico: non solo l’apprezzamento del dollaro comincia a creare difficoltà alle esportazioni, ma il crollo dell’euro può avere conseguenze nefaste sulla stessa economia americana, che, a livello integrato, ha un indebitamento pari al 300% del Pil. Forse la catastrofe definitiva non ci sarà. Ma se ci sarà, è probabile che riguarderà tutti. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 9/5/2010]

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