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 2010  maggio 09 Domenica calendario

ALLA "PENSIONE" COLOR NOSTALGIA - RIMINI

Sembra di essere dentro una cartolina anni Sessanta, in bianco e nero. «Io l´insegna non l´ho cambiata. Pensione era e pensione è rimasta, la mia Corallina. Così l´aveva chiamata mio padre e così è oggi. Le altre pensioni adesso si chiamano hotel o albergo ma tanti hanno cambiato solo l´insegna. A me la parola "pensione" piace davvero, dà l´idea di un posto dove ti puoi riposare. rilassante. Del resto, la Corallina è quasi uguale a quella di cinquant´anni fa. Chiamandola pensione, almeno siamo sinceri». Maurizio Lappi, cinquantacinque anni, da trenta ha in mano la pensione costruita dal padre a Torre Pedrera. Sala da pranzo e cucina al piano terra, quindici camere al primo piano, fronte mare. Con lui la moglie Giuliana in cucina e le figlie Silvia e Chiara («quest´anno si diploma in ragioneria») a fare le cameriere. Famiglia tipo di albergatore romagnolo anni Sessanta che, come in una macchina del tempo, è entrata nel nuovo millennio. «I clienti non mancano, alcuni sono già alla terza generazione. Continuano a venire perché, me lo dicono, si trovano bene. E non certo per le camere, che sono quelle di un tempo. Ho messo i bagni in quasi tutte, una piccola tv, assieme al letto e ai comodini. Tutto qui. Ma il cliente è contento perché Giuliana in cucina è bravissima e le figlie sono gentili. Si sentono in famiglia».
Secondo la legge 217 le "pensioni" in Italia sono sparite tutte nel 1983. Sono diventate hotel a una o a due stelle, e chi oltre al bagno ha messo l´aria condizionata ha conquistato le tre stelle. «Io di stelle - racconta Maurizio Lappi - ne ho soltanto una e mi basta. Per attirare i clienti ho un segreto: la cucina. Lì viaggiamo al massimo. Giuliana prepara gnocchi e strozzapreti, tira la pasta con il mattarello, cuoce la piadina… Tutto in casa. Io faccio anche il contadino e porto alla pensione le patate per gli gnocchi e le verdure appena colte. Porzioni abbondanti e facciamo anche il "ripasso", insomma chi ha ancora fame si prende un´altra porzione. Menù fisso ma annunciato la sera prima, così chi vuole può chiedere una variazione. Tutto questo per 32 euro al giorno, pensione completa in bassa stagione, colazione, pranzo e cena; arrivo a 44 euro in agosto, ma solo per le camere che hanno il bagno. Ho pure un bel parcheggio, all´ombra delle viti, e il mare è proprio davanti alla pensione. Basta attraversare la strada».
La Corallina è una delle ultime pensioni - assieme alla Fiorella, alla Londra, alla Conca d´oro… - che non si sono mascherate da hotel. Se a New York - come ha scritto il Wall Street Journal - le pensioni sono sparite, qui hanno cambiato insegna e, soprattutto, hanno tentato una scalata sociale. A Rimini, che nel secondo dopoguerra ha inventato la vacanza per gli operai e gli impiegati che non erano mai stati al mare, su 2.134 alberghi 761 sono a una o due stelle. Sono il 36 per cento del totale, mentre ancora nel 2000 erano il 60. Non ci sono stati abbattimenti, solo scalate verso il tre stelle. «La pensione è nata qui, subito dopo la Seconda guerra mondiale - dice Ferruccio Farina, storico del turismo balneare - perché a Rimini sono arrivati i contadini poveri della collina che avevano capito che al mare si potevano fare affari. Non a caso la prima pensione è organizzata come una casa rurale: la madre è in cucina e rifà i letti assieme alle figlie. Il marito si dà da fare a gestire il tutto e fuori stagione diventa anche muratore per costruire altre stanze».
L´ex pensione Edy, con vista sulla ferrovia, ora è un hotel due stelle e si chiama "Edy, la tua casa al mare". I treni passano sempre ma almeno non fischiano più perché è stato eliminato il passaggio a livello. «Ho cambiato nome - dice Marta Agostini, che ha iniziato a lavorare all´Edy assieme ai genitori già nella prima stagione del 1960 - perché "pensione" a tanti dà ormai l´idea di scaduto o scadente, con un proprietario in pantaloni corti e canottiera… Ma lo spirito è sempre uguale: il mio vuole essere un hotel dove si entra clienti e si diventa amici. E per questo si ha voglia di tornare». L´edificio è sempre quello. «Però abbiamo migliorato tante cose. Le stanze, come vede, sono ventiquattro come nel 1960, però hanno tutte il bagno. Abbiamo recuperato spazi eliminando alcuni balconi». Era all´avanguardia, la pensione Edy di cinquant´anni fa. «Il nome è stato rubato a Edy Campagnoli, che era la valletta di Mike Bongiorno a Lascia o raddoppia. C´era un lavandino in ogni stanza, con acqua fredda e calda e c´era un bagno per ogni piano. Materassi di crine, coperte a righine, tutte uguali. Le lenzuola e gli asciugamani venivano cambiati una volta la settimana, i tovaglioli sulla tavola il giovedì e la domenica e venivano lasciati nella loro busta. Io avevo dieci anni, quando Edy è stata aperta. Assieme a una mia cugina siamo state messe subito al lavoro. Hanno impilato alcuni mattoni davanti al secchiaio così io e la cugina potevamo arrivare a lavare i piatti. Sono stati anni duri e bellissimi. A differenza di oggi, c´era gente allegra. I clienti erano felici perché provavano l´emozione delle prime vacanze, noi eravamo contenti perché si capiva che gli affari stavano crescendo di anno in anno».
Anche Aureliano Bonini, esperto di marketing turistico, ha visto nascere le pensioni. «Per la prima volta le donne di ceti non alti arrivavano in vacanza e si sentivano regine per due o tre settimane. Niente letti da fare, piatti da lavare. Pranzo e cena pronti. Gli ex contadini diventati albergatori cercavano di copiare i segreti degli altri. Pollo, patate e dolce al giovedì, lasagne e pollo la domenica e presto tutti presentavano lo stesso menù. L´importante era mettere in tavola cibo buono e abbondante. Per ogni cliente si pesavano almeno cento grammi di pasta e si faceva quello che a Rimini chiamano "l´ariuto", l´aggiunta. Certo, non c´era il lusso, ma quella era gente allegra e comunque già contenta di essere in ferie. Arrivavano con la Seicento, ore e ore di via Emilia da Milano o Torino, non c´era ancora l´autostrada. Io avevo fatto esperienza all´estero e così per anni ho fatto l´"insegnante" di tanti albergatori. Ho consigliato alle pensioni la rotazione dei menù, per una dieta più equilibrata e anche i prezzi differenziati, ad esempio fra camera vista mare o vista cortile. Ho buttato lì l´idea che chi prenotava a marzo doveva ottenere un prezzo più basso perché aiutava a garantire il pienone estivo».
C´è chi le ricorda ancora, le lasagne della domenica. «I turisti - dice Maurizio Melucci, neo assessore regionale per anni vice sindaco a Rimini - capivano che nelle pensioni si mangiava bene perché vedevano i riminesi che alla domenica andavano a comprare le lasagne nella loro stessa pensione. Il cibo è stato importantissimo nella crescita del nostro turismo. A tavola sono nate amicizie che sono continuate per decenni. Io ho premiato migliaia di turisti fedelissimi di Rimini: un manifesto, una borsina, un diploma… Giravo per gli hotel e le pensioni. Ricordo una coppia di ferraresi che veniva a Marebello da quarantotto anni. E ho visto che i legami più profondi nascevano negli hotel con poche stelle e soprattutto nelle pensioni. La fidelizzazione, qui a Rimini, è pari a quasi il 70 per cento. A Dubai, che va così di moda, è del 5».
Non è facile, in un mondo in cui ormai si gira come trottole, far sì che i turisti, come le rondini, tornino un anno dopo l´altro. «I vecchi - dice Primo Grassi, che è stato il gran condottiero del turismo riminese - avevano capito molte cose. Hanno inventato, ad esempio, la grande ospitalità delle prime pensioni. Sa come? Permettendo alle mamme di andare in cucina a fare da mangiare ai loro figli». «I tempi sono cambiati - racconta Piero Leoni, docente di sociologia del turismo - e le vacanze di un mese o anche quindici giorni sono un ricordo. Quasi la metà degli hotel, anche piccoli, sono in affitto ed è difficile mantenere - per chi sa di essere precario - una dimensione giusta dell´ospitalità. Oggi per i turisti si costruiscono mondi a parte, inventati, e le cose autentiche sono davvero scarse. Lo scambio sincero, schietto e genuino che per decenni ha legato albergatore e cliente è invece un fatto autentico, è un´atmosfera delicata che vale un tesoro e va conservata. Nascono legami stretti fra gli stessi clienti. Si danno appuntamento anno dopo anno, vedono crescere assieme i loro figli, i figli diventano padri… Ormai si incontrano in pensione come se andassero a trovare una zia».
Marta Agostini, titolare dell´Edy, conferma. «A fine luglio è in arrivo un gruppo di clienti che si sono conosciuti già alla fine degli anni Sessanta. Arrivano da Cuneo, Brescia, Padova, Roma, Napoli… Negli ultimi anni non erano riusciti a combinare le date e quest´anno si sono messi d´accordo. Ognuno vuole la sua stanza, naturalmente. Le abitudini sono un comandamento». L´Edy ora fa parte di un consorzio piccoli alberghi di qualità e Marta Agostini è la presidente. «Nelle stanze non c´è più solo un materasso di crine… Reti e materassi ortopedici, bagno con doccia, tv a colori, scrivania, poltroncina, pale per rinfrescare… Mi ricordo che nei primi anni gli albergatori si mettevano a ridere, quando gli stranieri chiedevano di trovare una saponetta in bagno: "Ma cosa pretendono questi qua, che abitudini hanno?". Adesso proponiamo tre menù, carne, pesce e dietetico. Quest´anno, in tutti i novanta piccoli hotel del consorzio, avremo anche il "menù del benessere", con prodotti a chilometro zero. Per la colazione abbiamo l´angolo biologico. In bassa stagione si parte da 33 euro per arrivare ai 60 delle prime tre settimane di agosto. Ma in quel caso l´offerta è all inclusive, tutto compreso. Non solo la camera e tre pasti al giorno ma anche il lettino in spiaggia, il vino a tavola…».
La gran macchina della Riviera romagnola sta rimettendosi in moto. La crisi che picchia altri lidi qui è meno pesante perché a Rimini si "deve" tornare, così come si debbono visitare i parenti. Maurizio Lappi, della Corallina, è nell´orto che ai primi di giugno comincerà a rifornire la pensione. Alcuni imbianchini stanno pitturando la facciata. «Ha bisogno di una rinfrescata… Ma non si preoccupi: la scritta "pensione" resterà dov´è». Come in una cartolina degli anni Sessanta.