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 2010  maggio 09 Domenica calendario

I GENITORI NON SANNO PIU’ PUNIRE?

Mia figlia frequenta il terzo anno dell’Istituto alberghiero e quasi sicuramente verrà bocciata. E’ diligente quando si tratta di "imparare a fare" ma non studia le materie "teoriche". Inoltre, spesso si assenta, parla troppo e risponde male ai docenti. Sto pensando a che cosa farle fare in estate come punizione, ma quando le dico che andrà a lavorare, o dovrà assistere il nonno, o che la manderò a fare la volontaria in una residenza per anziani, lei sembra quasi contenta e non pensa si tratti di punizioni ma di una occasione per fare esperienze interessanti. D’altra parte anch’io penso che lavorare, o assistere qualcuno, siano occasioni di crescita. Mi sembra di non essere più capace di inventare un castigo che sia percepito da mia figlia come tale.
Lettera firmata
Oggi credo si sia smarrita la motivazione necessaria per predisporre punizioni convincenti quando i ragazzi trasgrediscono le regole che essi stessi hanno accettato come studiare quel tanto che basta per essere promossi ed avere diritto alle vacanze. Forse gli adulti non credono più che limitarsi a punire sia una risposta adeguata alle trasgressioni. E’ probabile si sia diffusa la convinzione che il castigo più efficace per chi non si assume adeguate responsabilità sia costringerlo a crescere. D’altra parte è forse questa la ragione per cui i ragazzi non hanno più paura degli adulti e dei loro castighi. Sua figlia non teme i docenti e non mi sembra abbia paura delle punizioni che i suoi genitori potrebbero infliggerle. Non capisce che la mamma le sta parlando di castigo perché non vede nella madre l’adulto che per tradizione punisce. E io ho l’impressione che sua figlia non abbia tutti i torti a pensare che lei pensi più ad aiutarla a crescere che a punirla.
Gustavo P. Charmet
Docente di Psicologia dinamica, psicoterapeuta dell’ adolescenza