Alberto Melloni, Corriere della Sera, 9/5/2010, 9 maggio 2010
Quello che si è consumato ieri a Vienna è un atto senza precedenti. Il cardinale von Schönborn, uno fra i più fini teologi del Cattolicesimo e senz’altro fra i pastori più lucidi nell’affrontare i crimini di pedofilia, ha attaccato frontalmente l’ex segretario di Stato Angelo Sodano, ora decano del collegio cardinalizio
Quello che si è consumato ieri a Vienna è un atto senza precedenti. Il cardinale von Schönborn, uno fra i più fini teologi del Cattolicesimo e senz’altro fra i pastori più lucidi nell’affrontare i crimini di pedofilia, ha attaccato frontalmente l’ex segretario di Stato Angelo Sodano, ora decano del collegio cardinalizio. Gli ha imputato d’aver definito un «chiacchiericcio» il pandemonio che sta scuotendo la Chiesa (una espressione che Sodano aveva ripreso da papa Ratzinger). E gli ha rimproverato i riguardi usati verso un criminale confesso e recidivo come il cardinale Gröer (scelto da Wojtyla e deposto senza che nessuno gli togliesse la porpora, come usava ai tempi di Pio XI). Von Schönborn sa che Benedetto XVI aveva chiesto a Sodano per Pasqua un indirizzo di saluto, pronunciato in piazza san Pietro mentre dilagava la convinzione che il papa avesse bisogno di essere «difeso»: e quell’augurio era sembrato un modo per dire al mondo che non c’erano minoranze del conclave passato o futuro in attesa di una nemesi istituzionale. Accusare Sodano – esistano o meno errori di cui lui, anziché Wojtyla e il suo inner circle» siano stati responsabili’ è forse un modo per proseguire una lodevole «operazione verità» iniziata in Austria, ma palesa una forte tensione dentro il collegio cardinalizio. Con la sua dichiarazione contro Sodano il cardinale di Vienna asseconda dunque un’idea mediaticamente spendibile nell’emergenza del cattolicesimo di lingua tedesca (dove i fedeli abbandonano la chiesa a centinaia di migliaia lasciandone una traccia incontrovertibile nella denuncia dei redditi), ma è teologicamente debole. Illudersi che «la verità» si riduca ad individuare qualche «insabbiatore del passato (o nel lodare la «durezza» del presente) significa condannarsi a non capire. Ciò che ha impedito di colpire questi crimini non è stato il relativismo o il post-concilio come s’è detto per qualche giorno. stato piuttosto (lo chiama così il bel documento sul padre Maciel) «un sistema di potere», tutt’altro che tipico dei Legionari. Un sistema di sistemi di potere che ha agito nel clero, nelle conferenze episcopali negligenti, in curia, negli ordini, nei monasteri, nei collegi e non solo: il fatto che anche le comunità laicali nate dalla Legione abbiano chiesto e ottenuto una visita apostolica apre un nuovo capitolo sui movimenti dal finale imprevedibile. Questo scontro al calor bianco accesosi fra due grandi cardinali, dunque, rinvia a molti sfondi: le fibrillazioni della chiesa di lingua tedesca, la beatificazione di Wojtyla, le nomine nella curia romana, la provvista delle grandi diocesi del mondo, i cappelli cardinalizi’ e in un lontano futuro il conclave. Ma conferma che ai massimi livelli istituzionali e intellettuali della chiesa si fatica a individuare il punto critico di questa situazione. I piccoli club tradizionalisti cinguettano che da questi «scandali» si uscirà rispolverando le pianete rosa (paramento liturgico, ndr) e la messa in latino; clericali e anticlericali si scambiano teorie del complotto come fossero analgesici; e teologi famosi come Hans Küng cercano di trovare diagnosi e terapie istituzionali senza base. In realtà il punto è altrove, al di là dell’ovvio riconoscimento dei crimini. La pedofilia si stacca da tutto per l’orrore che suscita in chi ha figli (e vescovi degni della loro paternità la sentono proprio così). Ma non può essere isolata da un paesaggio ecclesiastico nel quale si sono accettate altre perversioni: brama di denaro, intrinsichezza col potere, passione per i riflettori, vanità degli intellettuali, senso d’impunità d’ogni piccolo potente, omologazione alla mondanità. Perdere il nesso fra queste cose significa condannarsi a una subalternità perpetua ai media, ai quali lo Spirito, che dà alle vittime il coraggio di parlare, fornirà casi per tutto il secolo XXI, mentre una sequenza di papi sempre più duri e cardinali sempre più coraggiosi accuseranno altri papi, altri cardinali o, in mancanza d’altro, la secolarizzazione e le cattive ermeneutiche del Vaticano II. Bisognerebbe avere il coraggio di portare tutto questo dentro uno stato di penitenza, credendo che proprio a questo Dio risponderà dando risposte che oggi mancano, e non possono essere rimpiazzate da j’accuse, destinati a una rapida smentita.