ZITA DAZZI, la Repubblica 9/5/2010, 9 maggio 2010
RATZINGER DA SOLO NON PU FARCELA LO AFFIANCHI UN COMITATO DI SAGGI" - MILANO
«La prima cosa che mi preme dire è che mi sento vicino a Papa Ratzinger, che si trova in una situazione veramente difficile a causa di tutti questi scandali che investono la Chiesa cattolica. E spero davvero che il Papa trovi la strada giusta per portare la Chiesa fuori da questa crisi che ormai ha raggiunto dimensioni inaudite. Ma serve che lo faccia molto rapidamente, non si può continuare a pensare in termini di secoli per uscire da questa drammatica situazione». Hans Küng, grande teologo svizzero, compagno di studi di Ratzinger, da decenni noto per le sue posizioni spesso critiche verso la dottrina ufficiale della Chiesa cattolica, è a Milano dove ha registrato la puntata della trasmissione "Che tempo che fa" di Fabio Fazio.
Professore, che cosa pensa delle accuse lanciate dall´arcivescovo di Vienna cardinale Christoph Schoenborn all´ex segretario di Stato vaticano Angelo Sodano, che riportano alla ribalta internazionale lo scandalo della pedofilia nella Chiesa cattolica?
«Io sono il primo a dispiacermi quando leggo ogni giorno sull´Herald Tribune o sul New York Times dei nuovi scandali che investono la Chiesa cattolica e il Vaticano. Mi pare che si tratti ormai di una crisi di fiducia che necessita un intervento serio e rapido da parte della Santa sede».
Secondo il cardinale Schoenborn, Sodano coprì l´ex arcivescovo di Vienna Hans Hermann Groer. E queste accuse arrivano proprio nel giorno in cui la Santa Sede ha accettato le dimissioni del vescovo di Augsburg, Walter Mixa, indagato per sospetti abusi sessuali.
«Non voglio entrare nel merito delle single accuse e dei singoli episodi che tutti i giorni ormai da settimane sono sulle prime pagine della stampa mondiale. Mi domando solo se in Vaticano hanno l´esatta percezione di quel che sta accadendo, delle dimensioni reali del problema che coinvolge la Chiesa».
Lo sconcerto è enorme per le notizie che arrivano ogni giorno, molte persone hanno perso fiducia nella Chiesa e nei suoi ministri.
«Io penso che il Vaticano dovrebbe pensare specialmente ai sacerdoti nelle parrocchie che soffrono in prima persona per le conseguenze di questa storia. anche a loro che bisognerebbe rivolgere una parola di speranza».
Lei, recentemente, ha chiesto al Papa di recitare un mea culpa.
«Arrivati a questo punto, credo che i gesti di contrizione e le scuse da sole non bastino più. Ma il Papa non può nemmeno risolvere questo problema da solo».
A chi dovrebbe chiedere aiuto?
«Dovrebbe mettere assieme un comitato ristretto di saggi che possano autorevolmente aiutarlo nella decisione sul da farsi».
Pensa che questo sia possibile in tempi rapidi?
«Purtroppo il sistema attuale di governo della Chiesa, dove tutto pesa su un uomo solo, non è il più adatto alla situazione critica del momento. Il problema centrale è che la Chiesa romana è rimasta all´epoca medievale, anche se esternamente usa mezzi moderni. Dalla Rivoluzione francese in poi, il Papato è l´unico sistema rimasto al mondo con questa impronta così esclusivista, con questo clericalismo forzato che crea una subordinazione dei laici al clero. Anche la legge del celibato nella Chiesa delle origini non esisteva».
Come vede il futuro della Chiesa dopo l´emersione di tutti questi scandali?
«Sono in Italia per presentare il mio libro, "Ciò che credo" (Rizzoli), con il quale spero di riuscire a lanciare un messaggio di fiducia alle persone che sono molto scosse da quel che sta succedendo. Vorrei cercare di spiegare come si può essere credenti anche nella società molto secolarizzata di oggi. possibile avere una visione della fede cristiana costruttiva e piena di speranza».