Danilo Taino, Corriere della Sera 09/05/2010, 9 maggio 2010
«ABUSI, SODANO INSABBIO’ L’INCHIESTA SU UN CARDINALE»
Una vicenda di metà anni Novanta sta diventando occasione di tensioni, forse di scontro, all’interno della Chiesa cattolica. Il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo dell’importante diocesi di Vienna, ha accusato il cardinale Angelo Sodano, ex segretario di Stato Vaticano, di avere bloccato a quei tempi un’indagine per appurare i comportamenti del cardinale Hans Hermann Groër, egli stesso, allora, arcivescovo della capitale austriaca che si dimise in seguito ad accuse di molestie sessuali che mai ammise e delle quali mai fece parola negli anni successivi. Schönborn è uno dei cardinali più influenti nella gerarchia cattolica odierna, ex allievo di Papa Joseph Ratzinger e suo confidente; Sodano è stato il numero due della gerarchia vaticana per anni.
In un incontro informale con alcuni giornalisti avvenuto il 28 aprile, l’arcivescovo di Vienna ha prima detto che il cardinale Sodano avrebbe recato una «pesante offesa alle vittime» degli abusi sessuali venuti alla luce nei mesi scorsi quando, il giorno di Pasqua, ha affermato che tutta la polemica sarebbe stata «chiacchiericcio». In più – ha rivelato l’agenzia cattolica Kathpres dopo che le parole del cardinale erano lentamente filtrate sulla stampa austriaca’ Schönborn avrebbe «indirettamente» accusato Sodano – riferendosi alla diplomazia vaticana del periodo’ di avere bloccato un’inchiesta sui comportamenti del suo predecessore Groër che invece sarebbe stata voluta dall’allora cardinale Ratzinger, al tempo prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede. Già il 28 marzo, Domenica delle Palme, Schönborn aveva rievocato ampiamente il caso del cardinale Groër per dire che le indagini sulle accuse di pedofilia al tempo furono insabbiate, ma in quel caso senza fare il nome di Sodano.
Le dimissioni di Groër da arcivescovo di Vienna, nell’aprile 1995 dopo mesi di accuse di reati di pedofilia a lui rivolte, furono un caso che sconvolse la diocesi della capitale austriaca. Lo stesso cardinale Schönborn, poi suo successore, fu assieme ad altri alti prelati uno degli accusatori del cardinale e molto spesso, anche in tempi recenti, è tornato a parlare di quella vicenda. Che non è chiara. Groër, infatti, si dimise e si ritirò nell’Abbazia di Marienfeld ma delle accuse a lui rivolte non parlò mai. Alcune persone a lui vicine ancora oggi sostengono che lo fece perché gli accusatori, alcuni dei quali personaggi poco credibili, erano tutti persone che si confessavano da lui: per questo non avrebbe mai potuto, per la regola del segreto, difendersi. Fatto sta che, quando morì, il 24 marzo 2003, l’allora Papa Giovanni Paolo II inviò un messaggio di condoglianze nel quale diceva che Groër aveva «operato con amore per Cristo e per la sua Chiesa».
Una vicenda mai chiarita che oggi torna nelle parole forti dell’arcivescovo di Vienna e diventa motivo di scontro in Vaticano: Schönborn ha detto che nella Chiesa la linea di apertura da lui stesso portata avanti, oltre che da Benedetto XVI, sulla questione degli abusi sessuali «non è condivisa da tutti in Vaticano». Ci sarebbero due partiti contrapposti.
Ieri, il Pontefice ha anche accettato le dimissioni del vescovo di Augusta (Baviera), Walter Mixa. Il prelato si era già autosospeso il mese scorso, dopo che erano venuti alla luce casi di sue violenze (non sessuali) su bambini ed era stato accusato di appropriazioni indebite di fondi della Chiesa. Venerdì, però, gli inquirenti della città di Ingolstadt, sempre in Baviera, hanno aperto un’indagine contro Mixa per sospetti abusi anche di carattere sessuale avvenuti tra il 1996 e il 2005 quando era vescovo di Eichstätt. Attraverso il suo avvocato, il prelato ha fatto sapere di rigettare le accuse: le sue dimissioni sono però a questo punto diventate inevitabili e accettate.
L’ormai lunga vicenda di accuse di pedofilia rivolte a preti cattolici, dunque, sta ora prendendo una dimensione importante anche per quel che riguarda i rapporti interni al potere della Chiesa. Non è dato sapere se Benedetto XVI fosse informato della denuncia contro Sodano avanzata dal cardinale Schönborn: l’operazione apertura e trasparenza, però, non sarà indolore nemmeno da questo punto di vista.
Danilo Taino