Massimo Gramellini e Carlo Fruttero, La Stampa 9/5/2010, pagina 88, 9 maggio 2010
STORIA D’ITALIA IN 150 DATE
18 ottobre 1886
Cuore
Esce il libro «Cuore» di Edmondo De Amicis. Attesissimo, data la fama dell’autore e delle sue numerose opere narrative, di viaggi, di inchieste. Sede tradizionale da secoli dei sentimenti amorosi e degli affetti più teneri, il cuore deamicisiano è in realtà un libro fondamentale sull’unità d’Italia. La struttura è geniale: il piccolo Enrico, alunno di terza elementare in una scuola torinese, viene riportando mese per mese quanto accade a lui e ai suoi compagni; trascrive via via il racconto mensile che detta il maestro, raccoglie le numerose lettere minacciosamente esortative che gli scrivono il padre, la madre e la sorella; dà conto di piccoli viaggi e di visite a Torino e dintorni e non fa mancare nulla al lettore in fatto di promesse, buoni propositi e buoni sentimenti. Lo scenario cittadino s’intravede appena, forse deliberatamente, ma i personaggi sono nitidissimi, memorabili, subito proverbiali. C’è la maestrina della penna rossa, c’è il vecchio maestro in pensione, c’è il cattivissimo, sogghignante Franti, il compagno snob, il trafficante nato, il figlio dell’alcolista, il buonissimo Garrone e così via. Ogni bambino, o quasi, è originario di una diversa regione d’Italia e la classe finisce per essere un esempio di melting-pot riuscito. Anche i racconti mensili hanno protagonisti di varie etnie, il tamburino sardo, la piccola vedetta lombarda, il piccolo scrivano fiorentino. Storie edificanti che vanno dritte, appunto, al cuore. Il libro è un successo trionfale, non solo in Italia. Fa piangere molto e non solo le anime più sensibili. L’avventura del bambino che attraversa tutta l’Argentina in cerca di sua madre mette a dura prova le ghiandole lacrimali. Ma oggi è facile sbeffeggiare questo libro di sincera propaganda patriottica, fonte inesauribile di luoghi comuni, scherzi, parodie, cucinato e ricucinato dal cinema e dalla tv, con risultati non sempre ridicoli. Poco o nulla di quel mondo è rimasto in piedi, prevalgono problemi scolastici d’apparenza insolubile, violenza, bullismo, droga, impoverimento generale del semplice sapere. Ma anche se non si può dire che De Amicis avesse previsto tutto, conosceva bene l’umana natura e si sforzava di gettare tra quei pesanti banchi di legno i semi del coraggio, della lealtà, della solidarietà, della sincerità, pur sempre utili alla convivenza. Con molte lacrime, senza dubbio. Ma la sua vita privata in qualche modo ve lo costringeva. Un matrimonio che tenne segreto per anni, perfino a sua madre, un figlio suicida prima di un esame universitario e gli ultimi anni col figlio superstite, a percorrere tutte le sere la stessa via, fino allo stesso ristorante e allo stesso tavolo. Al ritorno cambiava marciapiede.