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 2010  maggio 09 Domenica calendario

”ECCO COME L’EUROPA PU SALVARSI” - I

leader europei e il Fondo monetario internazionale hanno fallito nel tentativo di stabilizzare i mercati finanziari europei. Hanno un’ultima occasione, ma il successo dell’ope - razione comporta un radicale mutamento di atteggiamento. Veniamo prima alla parte semplice: la Grecia deve ristrutturare il suo debito. Questo punto non e’ più controverso. Solo gli illusi possono credere che, mentre tutti gli altri sono costretti a tagli pesanti, i creditori della Grecia possano continuare a ricevere 100 centesimi per ogni euro prestato, cioè riavere indietro tutti i soldi concessi ad Atene. Si va diffondendo la convinzione che, come prevede il Fmi, il debito pubblico greco possa sfondare il 150 per cento del Pil. In quel caso il governo si vedrebbe costretto a trasferire ai creditori oltre il 10 per cento del reddito nazionale. In un momento di assoluta austerity, una situazione simile sarebbe insostenibile sia sotto il profilo economico che sotto quello politico. La ristrutturazione del debito è complessa e né il Fmi né il governo greco avevano elaborato un piano. Il governo greco dovrà ridurre il deficit di un ulteriore quattro per cento del PIl in ognuno dei prossimi tre anni. Stante il calo del gettito fiscale, saranno necessari pesanti tagli sul versante della spesa pubblica. Diminuendo pensioni e salari, subiranno un calo anche i consumi privati. La Grecia dovrà affrontare un fortissima recessione. Questi sono gli inevitabili postumi della sbornia. Allora cosa si può fare? Quattro cose. 1) Il Fmi e la Commissione Europea possono incoraggiare la Grecia ad ottenere il consenso sociale su una politica di riforme e di ristrutturazione mostrando all’opinione pubblica che anche i creditori sono disposti a dare il loro contributo. Possono anche facilitare l’inevita - bile ristrutturazione usando parte delle risorse destinate ai salvataggi per fornire agevolazioni o garanzie sulle nuove obbligazioni offerte ai creditori in cambio delle vecchie. 2) Spagna e Portogallo debbono fare di più per convincere i mercati che non sono come la Grecia. Entrambi questi Paesi hanno un deficit minore e meno debito pubblico. Ma ora che i mercati sono avvertiti dei rischi che corrono gli Stati, Spagna e Portogallo debbono fare di più per ridurre il deficit. Disgraziatamente il Portogallo ha annunciando solo un inasprimento della tassa sule plusvalenze che è un palliativo in un momento in cui le plusvalenze scarseggiano. La Spagna ha fatto ancora meno. Sono necessari significativi tagli alla spesa pubblica se i Paesi iberici vogliono evitare una crisi in salsa greca. In Portogallo e Spagna il problema fondamentale è di carattere strutturale, una caratteristica che hanno in comune con la Grecia. Sia la Spagna che il Portogallo debbono riformare rapidamente il mercato del lavoro. Affinchè il peso del debito sia gestibile è necessaria una certa crescita economica. E sono necessarie le esportazioni. Senza una riforma del mercato del lavoro, è illusorio parlare di crescita. Sono ormai alle spalle i giorni felici in cui gli iberici potevano crescere grazie alla forte domanda di case di vacanza al mare che veniva dagli inglesi che si trasferivano in Spagna e Portogallo. 3) In terzo luogo, per dare tempo a Spagna e Portogallo, la Banca centrale europea dovrà sostenere le loro obbligazioni sui mercati finanziari. La Bce dovrà acquistare i loro titoli pubblici direttamente sul mercato secondario. E’ il solo modo per impedire il contagio della crisi greca. Con il rallentamento della crescita in Europa, non c’è motivo di preoccuparsi di eventuali conseguenze sul versante dell’infla - zione. Se Portogallo e Spagna saranno capaci di adottare misure fiscali e strutturali adeguate, meritano di essere sostenute. Da questo punto di vista, è quanto mai preoccupante che la Bce non abbia rilasciato una più decisa dichiarazione di intenti e che il suo presidente Jean ClaudeTrichet abbia detto che il Consiglio non aveva nemmeno accennato alla possibilità di acquistare le obbligazioni nella riunione del 6 maggio. L’interpretazione più generosa e’ che la banca centrale attenda prima di vedere le misure concrete adottate da Spagna e Portogallo e si riservi poi di passare decisamente all’azione. 4) I tedeschi debbono sostenere la crescita europea spendendo di più. I responsabili politici tedeschi si lamentano del basso tasso di investimenti interni. Per affrontare il problema basterebbe adottare una politica di agevolazioni fiscali per favorire gli investimenti. In questo modo la più grande economia europea crescerebbe più rapidamente. Il problema è che i responsabili politici tedeschi hanno la testa nella sabbia. Non è un quadro allegro. L’operazione di salvataggio del Fmi è stata oltremodo pasticciata. La Bce esita ad erigere intorno alla Grecia il necessario muro protettivo. I politici spagnoli e portoghesi sottovalutano la gravità della situazione. I leader tedeschi sono sulla difensiva. Ma anche se potrebbe essere troppo tardi per la Grecia, non è ancora troppo tardi per l’Eu - ropa. Detto questo, per trovare una soluzione è necessario che tutti si sveglino.