STEFANO LEPRI, La Stampa 9/5/2010, pagina 2, 9 maggio 2010
LA BCE STUDIA UN INTERVENTO TEMPORANEO
Potrebbe essere la mossa chiave da lunedì in poi per stabilizzare i mercati, se la Banca centrale europea si accordasse per compierla. Si tratta di acquistare titoli del debito pubblico per sostenerne le quotazioni, e frenare i tassi di interesse. Sarebbe una svolta senza precedenti, molto controversa; benché Silvio Berlusconi l’altra notte l’abbia data per fatta, nella Bce se ne discute ancora in queste ore. I tedeschi sono contrari, anche Jean-Claude Trichet non pare convinto. Francesi e italiani sono favorevoli.
Un economista che si è pronunciato contro, con un argomentato articolo sul Wall Street Journal, è Marco Annunziata, che da Londra dirige l’ufficio studi del gruppo Unicredit. «Se apparisse che la Bce si muove su pressione dei governi - dice - sarebbe un gravissimo danno al suo prestigio». Infatti altri capi di governo hanno preferito non parlarne, o hanno affermato che la Bce deciderà da sola, con l’indipendenza che i Trattati le garantiscono.
Anche il Financial Times si è pronunciato contro, mentre The Economist è favorevole. Il pericolo è di aprire una breccia al finanziamento dei deficit pubblici da parte della Banca centrale: come avveniva in Italia fino al 1981, risultato l’inflazione al galoppo. «Io resto contrario - aggiunge Annunziata - perché non mi sembra siamo ancora al punto in cui si possa giustificare una misura tanto eccezionale». Davvero non ci siamo ancora? «La situazione sta peggiorando con estrema rapidità. Se si trattasse di fermare un vero e proprio panico, potrebbe essere utile; a una precisa condizione, però».
Quale? «Che i governi dell’area euro annuncino allo stesso tempo forti misure aggiuntive per contenere i deficit pubblici. Dovrebbero impegnarsi a un percorso di rientro più rapido dell’attuale. Altrimenti il sollievo sui mercati sarebbe temporaneo, e illusorio. Nei primi giorni si avrebbero rapidi effetti positivi, con una discesa dei tassi, ma poi i mercati scommetterebbero su un futuro di inflazione più elevata, e i tassi punterebbero verso l’alto, molto in alto».
La Bce in ogni caso chiarirebbe che si tratta, a norma dei Trattati, di un intervento a tempo, con il solo scopo di contrastare gli eccessi della speculazione e ridare ordine al mercato. «Sì - risponde il capo economista di Unicredit - ma vediamo già una difficoltà di tutte le banche centrali a rientrare da misure anticrisi che avevano definito temporanee». Intanto la crisi si trasforma, entrando in una fase nuova; i deficit pubblici accresciuti per salvare le banche e sostenere i redditi cominciano a preoccupare, perché i mercati cominciano a temere che gli Stati non riescano a ridurli.
Numerosi esperti ritengono che la Grecia non possa essere risanata senza una ristrutturazione del suo debito (ossia prorogare le scadenze dei titoli pubblici in circolazione, o decurtarne il valore). E’ possibile calmare i mercati senza chiarire questo punto? «Non è esatto che il mercato se la aspetti. Guardando le cifre, assegna a questo evento solo una certa probabilità, mentre non esclude che la Grecia possa farcela anche senza». Una ristrutturazione potrebbe assestare un duro colpo ad alcune banche europee, «dunque per farla bene occorrerebbe anche annunciare subito che cosa si fa per le banche». Insomma ci sono vari motivi per tentare di evitarla: «i mercati assegnerebbero una probabilità più elevata a simili esiti anche per Portogallo e Spagna. I tassi sui titoli portoghesi e spagnoli salirebbero. Al contrario, è molto importante - conclude Annunziata - che si precisino i contorni del fondo europeo che potrebbe soccorrere Portogallo e Spagna in caso di difficoltà».