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 2010  maggio 09 Domenica calendario

I 120 GIORNI DELLA TRAGEDIA GRECA – 18.01.2010

«La Grecia? Faccia da sola» In difficoltà da dicembre, dopo il declassamento di Moody’s,la Grecia si scontra subito coni partner. Anche perché a gennaio emerge chei suoi bilanci pubblici non erano corretti. Al meeting del 18 gennaio ( nella foto il presidente della Commissione José Manuel Barroso con il premier del Lussemburgo Jean-Claude Junckere quello olandese Jan Peter Balkenende ), la Ue avverte Atene che non ci saranno sconti, e che il paese dovrà fare da solo. Il tedesco Jürgen Stärk, della Bce, aveva già dichiarato al Sole 24 Ore, il 6 gennaio, che aiuti erano esclusi • 11.02.2010 Mille voci di un piano, poi arriva la solidarietà A fine gennaio comincia ad emergere la notizia di un progetto allo studio per il salvataggio della Grecia: la Commissione pensa a una road mapa guida europea,che vigili sull’applicazione del piano di austerità greco varato all’inizio di febbraio, che prevede il rientro del deficit dal 12,7% al 2,8% in tre anni, con la disponibilitàa farsi commissariare da Bruxelles. La stessa Germania, secondo le indiscrezioni, avrebbe presentato all’Eurogruppo dell’11 febbraio un piano di aiuti per salvare Atene, probabilmente un «prestito bilaterale» a condizioni molto stringenti. Con grande delusione del premier George Papandreou ( nella foto a destra ) dalla riunione emerge però soltanto una dichiarazione politica di sostegno agli sforzi del governo greco e una disponibilità a sostenerli. «La Grecia non sarà lasciata sola», avverte Angela Merkel, che però sa bene che il 71% dei tedeschi è contrario agli aiuti. Nella successiva riunione del 15 la Ue e la Bce chiedono più sacrifici ad Atene, ma il ministro greco George Papaconstantinou risponde: «Finora abbiamo fatto abbastanza» • Febbraio 2010 Issing: nessun aiuto Si discute di un fondo L’ex capo economista della Bce,Otmar Issing, avverte gli europei,in un’intervista al Sole 24 Ore l’11 febbraio,che il salvataggio della Grecia scatenerà un effetto domino, assolutamente da evitare. Comincia però a emergere l’idea di costituire un istituto per gli aiuti. Il primo è Barry Eichengreen,che lancia l’idea di un fondo per le emergenze. Un mese dopo, sarà il turno di Daniel Gros e Thomas Mayer, che propongono di completare il sistema di Eurolandia con un Fondo monetario europeo simile a quello di Washington che conceda prestiti nei momenti di crisi • 14.03.2010 Manca l’intesa anche sui sostegni bilaterali Le discussioni continuano sull’ipotesi degli aiuti bilaterali. A marzo il presidente francese Nicolas Sarkozy dichiara la sua volontà di aiutare la Grecia, mentre il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble accarezza l’idea di un Fondo monetario europeo. Alla riunione del 14 marzo,però,l’Ecofin non riescea raggiungere un accordo sul tema. Nei giorni successivi Angela Merkel ( nella foto ) si dichiara possibilista sull’eventualità di uno sganciamento di un paese dall’euroe sull’intervento del Fondo monetario internazionale di Washington.L’idea trova l’opposizione netta di Schäuble,che deve però cedere: il 25 sera i capi di stato e di governo di Eurolandia aprono le porte a un «sostanzioso finanziamento»dell’Fmi.Si apre però un nuovo contenzioso sui tassi dei prestiti: quelli di mercato, voluti dai tedeschi, sono al 7%, ma il Fondo prevede un tre per cento.L’11 aprile la Ue vara un primo pacchetto di 45 miliardi, ma la Germaniaè ancora molto perplessa • Marzo 2010 Si pensa di affidare i rating alla Bce L’oligopolio delle agenzie di rating è stato più volte criticato, prima e durante la crisi: i loro voti fanno precipitare le situazioni, diversi piccoli paesi sono praticamente nelle loro mani.A marzo l’Handelsblatt rivela che diversi ministri delle Finanze vorrebbero affidare alla Banca centrale europea il compito di emetterei rating dei debiti sovrani. • Fels: la Germania esca da Eurolandia Aprile 2010 L’ipotesi di un’Eurolandia a due velocità si fa strada poco alla volta tra gli economisti. Ad aprile Joachim Fels, economista di Morgan Stanley, invece di ipotizzare una "secessione" della Grecia ed eventualmente di altri paesi deboli, consiglia alla Germania di uscire dall’euro. • 23.04.2010 La Grecia si arrende e chiede aiuto all’Fmi « una necessità nazionale»: è così che il primo ministro greco George Papandreou giustifica al paese la richiesta di aiuti per 45 miliardi rivolta il 23 aprile al Fondo monetario internazionale e all’Unione europea.Solo qualche giorno prima era stata esplorata e poi scartata l’ipotesi del prestito ponte. La notizia non entusiasma la Germania e il suo cancelliere, che affronta- oggi- difficili elezioni nel Land del Nord Reno Westfalia, il più importante dal punto di vista politico. «La commissione europea- spiega Angela Merkel in una telefonata- la Bce e il Fmi dovranno determinare se la stabilità dell’euro nel suo complesso renda necessario fornire un programma di assistenza alla Grecia». E il suo ministro delle finanze Schäuble parla subito di tempi lunghi. Qualche giorno dopo la Merkel chiede altri sacrifici alla Grecia ma assicura: «Atene resta nell’euro».Il 28 aprile,infine,il Fondo monetario vara un piano da 120 miliardi che però spaventa i mercati per le sue dimensioni: quanto occorrerà, se ci fosse un contagio ad altri paesi? • 29.04.2010 Atene vara i tagli al bilancio Gli aiuti ad Atene costano molto. La Grecia vara il 29 aprile una maximanovra da 40 miliardi: sono azzerate le tredicesime e le quattordicesime per gli impiegati statali e per i pensionati più facoltosi,l’età pensionistica sale gradualmente da 53 a 67 anni,l’Iva e le tasse su benzina, tabacco e alcolici aumentano. Il paese esplode: i sindacati organizzano una serie- non ancora conclusadi scioperi generali e nel corso di una manifestazione, sfuggita al controllo, muoiono tre persone per il lancio una molotov in una filiale bancaria ( nella foto). Il nuovo taglio del rating di Moody’s spinge poi la Banca centrale europea a fare una deroga alle sue norme: accetterà anche i titoli greci nelle sue aste per distribuire liquidità. I mercati sono in subbuglio ovunque, e si teme il contagio verso altri paesi dell’Europa del Sud: Portogallo e Spagna sono i primi candidati. Si torna a parlare, con insistenza e con qualche esagerazione, di una scissione di Eurolandia.