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 2010  maggio 09 Domenica calendario

TACCONI: ECCO IL MIO FILM SUL CALCIO

[Intervista a Stefano Tacconi]
Stefano Tacconi, il cinema è ora la sua nuova vera passione? «Amo il cinema, il mio film "Backward" è la storia del calcio di un tempo, il calcio che ho giocato e che ho vissuto per tanti anni della mia vita». Una storia autobiografica? «A volte sì a volte no, è un film che racchiude quattro storie ogni storia mostra in un certo senso il dietro le quinte della mia vita da calciatore».
Non ama più il calcio? «Ho amato il calcio di un tempo quando era importante mettere la proprie forze cuore e testa per raggiungere la vittoria, parlo di un calcio di profondi valori umani, valori che forse erano del calcio forse di una volta, ma io certamente non sono un nostalgico». Invece oggi... «Oggi il calcio si ridotto ad un vero e proprio business, non è per me. Comunque è sempre uno spettacolo meraviglioso». Più rimpianti o più rimorsi? «Né rimpianti né rimorsi. Ho abbandonato il calcio quando era giusto farlo e il calcio mi ha dato davvero tutto. Ho vinto tantissimi titoli, coppe campionati e quant’altro. Non ho da rimpiangere proprio nulla».
Gli allenatori di ieri come quelli di oggi? «L’allenatore un tempo seguiva il calciatore anche in quasi tutti i risvolti della sua vita privata, ho avuto allenatori che so stati per me come mio padre. Oggi un po’ è cambiato, forse anche più di un po’».
Insomma è sereno oggi? «Assolutamente sì. Ho una famiglia che mi regala tanta tranquillità». La sua compagna gli ha regalato quattro figli... «Sì, ho conosciuto Laura (Speranza) che non aveva vent’anni, ex miss trentina al concorso di miss Italia dell’88 e del ’90, l’incontro che ha cambiato la mia vita. Quattro figli, Andrea, Virginia, Alberto e Vittoria sono le vittorie più belle della mia vita».
Si ritiene un buon papà? «Spero di sì, ce la metto tutta come quando ero tra i pali. la famiglia è un valore dal quale non si può prescindere».
Dov’è nato? «A Perugia nel 1957, mio papà era un operaio mia madre una ottima donna di casa».
Un grande amore tra sua papà e sua mamma? «Sì mio papà durante la guerra mondiale fu prigioniero in Libia e poi trasferito in India. Passati i sei anni, torna in Italia, incontra Giovanna, aveva appena sedici anni ed è stato subito amore. Amore e matrimonio. Mia mamma era casalinga, è un’ottima casalinga che lavorava nello stesso lanificio di mio papà».
Con quali valori è stato cresciuto? «Gli insegnamenti che ricordo sono quelli dell’onestà e della moralità».
Quando ha capito che il suo percorso era il calcio? «Da piccolo sapevo quel che volevo fare da grande. Il calcio, il calciatore. A scuola non superavo mai il quattro».
E la sua infanzia? «Momenti bellissimi. Ho trascorso alcuni anni della mia infanzia in un garage con i miei amici per giocare al calcio. Qualche volta non si andava a scuola».
La sua prima volta da calciatore? «Avevo solo tredici anni, sono entrato nelle squadre giovanili dello Spoleto, da lì è iniziata la mia carriera».
E poi? «E poi all’Inter sempre con le giovanili per poi essere trasferito alla primavera dell’Inter. E poi la serie D».
Quale è stato il momento più significativo per il passaggio al professionismo? «Pro Patria Livorno San Benedettese e Avellino serie A per tre anni. Ad Avellino è cambiata la mia vita di giovane e di calciatore. Un’esperienza bellissima, gratificante anche se porto con me una ferita, il terremoto del 23 Novenbre dell’80 che investì tutta l’Irpinia».
Ricorda ancora quella sera? «Sì, un’esperienza drammatica, la terra tremò, doveva essere una domenica sera di gioia, l’Avellino aveva vinto contro l’Ascoli fu purtroppo una lunga notte di terrore e di dolore». E poi arrivò la Juve? «Sì e con la Juve è arrivata una grande famiglia. Un’esperienza davvero indimenticabile. Quante vittorie».
E quando si è chiuso questo ciclo professionale? «Sono passato al Genoa e poi ho deciso di rescindere il contratto e di dire addio all’attività agonistica».
Come le è arrivata questa idea del cinema? «Ho partecipato a tanti programmi televisivi, ho conosciuto tante persone, tanti attori. Ad un certo punto mi è arrivata l’idea di dedicarmi a questo tipo di pellicola. Volevo raccontare vicende sportive e umane che avevo vissuto in prima persona. E per raccontare storie ere a volte si chiede aiuto al cinema dove tutto e finzione ma non sempre». Le piace la vita? «La vita è davvero qualcosa di eccezionale, è il più bel regalo che si possa avere. Non a caso ho deciso di mettere al mondo quattro figli. La vita è una parabola dolce che a volte può essere anche amara, vale sempre comunque la pena di viverla. Una parabola amara e dolce come il mio film "Backward"».
E andrà anche a Cannes con questa pellicola? «Sì, una vera fortuna al festival di Cannes è stata scelta questa pellicola non in concorso. Sarà davvero esperienza toccante».
Si ritiene un fortunato? «Assolutamente sì. Se mi guardo indietro e ripercorro tutto quello che mi è stato regalato dalla vita posso considerarmi un uomo molto fortunato. Ho faticato tanto è ho cercato sempre di comportarmi bene».
E alla fine tutto ciò paga? «Sì, è un altro degli insegnamenti che vorrò lasciare in eredità ai miei figli».
A settembre si sposerà? «Convoleremo a giuste nozze in chiesa con Laura accompagnati dai nostri quattro figli. oggi sono sposato solo civilmente».
Insomma, quando la sconfitta è una vittoria? «La sconfitta a volte può essere una vittoria. Bisogna saperne cogliere il significato».
Una vittoria si festeggia con il cuore una sconfitta si sopporta con la testa? «Quasi sempre è così, a volte no».