FILIPPO CECCARELLI, la Repubblica 9/5/2010, 9 maggio 2010
UNA CARRIERA TRA GAFFE, ATTACCHI E RIPICCHE QUEL MINISTRO NEMICO DEGLI INTELLETTUALI
Che poi, a pensarci bene, non c´era modo migliore di far pubblicità a Draquila che comportarsi come il ministro Bondi.
Un favore da niente! E gratis, per giunta. Il direttore generale del ministero dei Beni culturali, Mario Resca, che di marketing e promozioni qualcosa ne mastica di sicuro, potrà adesso calcolare quanto sarebbe costato alla produzione di Sabina Guzzanti, in termini di spot, packaging e risonanza anche internazionale, l´equivalente del Gran Rifiuto del suo fiero e corrucciatissimo ministro. Non c´è impresario, infatti, né artista, autore o cineasta, che non sogni di conquistare l´attenzione dei media e poi del pubblico al botteghino attraverso le modalità messe in opera da un fantastico testimonial alla rovescia qual è Bondi. E il fatto che negli ultimi giorni egli sia riuscito a condensare il record massimo dell´ostilità da parte di attori, registi, orchestrali, cantanti lirici, personale dei musei, senza contare nostalgici patrioti neo-risorgimentali e avventurosi seguaci di Gianfranco Fini, ecco, che sia stato proprio il ministro a rifiutare sdegnosamente la trasferta sulla Croisette è garanzia di sicuro successo per Draquila - a prescindere dal valore del film e dal contegno che ci si aspetterebbe (invano) da un uomo di cultura e ancor più dal rappresentante di un governo che sa mettere in conto le critiche, soprattutto quelle pesanti. Ma pazienza.
Inutile sperare che dietro al fragoroso diniego ci sia semplice paura di volare. Nel gran desiderio di raccontarsi, civettuola dotazione dell´odierno potere, Bondi ha reso nota questa sua debolezza, che in passato ha anche spinto l´Alitalia a organizzargli un corso di assistenza psicologica, dagli esiti invero piuttosto interlocutori. Nel frattempo è diventato anche coordinatore del Pdl e da pochissimi giorni, per la gloria del triplo incarico, responsabile culturale dei Promotori della Libertà, pure Pdl. L´obiettivo superlavoro può almeno in parte spiegare l´alzata di scudi di Bondi. Ma pure al netto dell´autolesionismo, il sospetto è che ci sia qualcosa di più, e pure di più complicato.
Giovedì scorso, nel rispondere a Giuliano Ferrara su questioni di Pdl, Bondi ha esordito con la seguente frase: «Credo di poter essere considerato fra gli amici non servili del Presidente Berlusconi». E pur con tutta la buona volontà sembra una credenza, la sua, piuttosto illusoria, o una premessa che suona un tantino auto-tranquillizzante. Il Cavaliere, si sa, è una persona cortese e anche grata, ma l´infuocata dedizione di Bondi deve farlo anche un po´ ridere. Per cui qualche mese fa, era novembre, nella conferenza stampa tenuta assieme al presidente del Turkmenistan Gurbanguly Berdymukhamedov a un certo punto, con la faccia seria, il premier ha detto: «Io e Tremonti volevamo firmare subito anche un altro accordo: noi vi diamo il nostro ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, e voi ci date la vostra ministra». Offerta che peraltro il leader turkmeno ha declinato facendo no-no con un gesto della mano.
Nessuno intende qui ventilare l´ipotesi che Bondi farebbe benissimo il ministro in quella lontana repubblica. A meno di trapiantarvi laggiù anche il Cavaliere. E tuttavia, per restare all´Italia, si riconoscerà che è molto scomodo, e ingiusto, e triste, e perfino crudele piazzare proprio ai Beni Culturali un uomo mite che si è convinto, anche in buona fede, di dover avversare gli intellettuali. Perché questi ultimi saranno anche molto altezzosi e pure antipatici; e il vigente tele-populismo impone di additarli quali conformisti, disfattisti, nichilisti, tanto più se si permettono incursioni dalle parti del terremoto, dove l´Opera Provvida e Tempestiva del Presidente Berlusconi e il Cuore Suo Rifulgono eccetera. Ma poi un ministro della Cultura deve pur sempre fare i conti con artisti, registi, e rettori, professori, scrittori, pittori, tenori, suonatori, direttori dei musei, sovrintendenti e così via.
Qui, più che la politica e il potere, c´entra in realtà il buonsenso. E quest´ultimo, esattamente, sembra aver sacrificato Sandro Bondi, tenero poeta encomiastico, sull´altare di non si capisce bene che cosa: i valori? Gli affari? Il contenimento delle spese? I fiori, i gadget e il buffet per il giorno di San Valentino, ingresso gratuito agli innamorati nei musei? Così, fra rabbia e sdolcinatezze, fideismo, intimismo e rimbalzelli promozionali a favore di Draquila, il profilo del ministro si perde lungo un orizzonte di ardua classificazione, peperò dominato da una certa ipertrofia del sé: interviste mano nella mano con la nuova e onorevole compagna Manuela (poi smentite); sgarri al regolamento ferroviario che impone di non portare cani sul FrecciaRossa, e lui invece non solo ci porta il cane, ma poi vuole pure cambiarlo, il regolamento; incongrue pose gladiatorie a Porta a porta, "adesso le do uno schiaffo", autentico cult su YouTube, il ministro che si alza in piedi allacciandosi la giacca, Vespa incredulo, a riprova della più inusitata e temeraria metamorfosi.