
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il cosiddetto “processo breve” è passato al Senato e attende adesso, per diventare legge, la conferma della Camera.
• “Processo breve”, cioè bisogna far presto ad assolvere o condannare una persona.
Sì. La legge – cinque soli articoli – riguarda durata e tempi dei dibattimenti e non tocca in pratica il resto della procedura. Stiamo parlando, è chiaro, del processo penale…
• Sa che non ho mai capito la differenza tra processo penale e processo civile?
Devo sentirle fare le domande più incredibili. Spiegandoglielo alla buona: il processo civile riguarda le litigate tra due soggetti, uno dei quali crede di aver subito un torto dall’altro. Per esempio, se lei non paga l’affitto di casa e il padrone la cita in tribunale, beh, quello è un processo civile. Alla fine del processo civile nessuno va in galera, ma, al massimo, una delle due parti risarcisce l’altra. Nel processo penale invece si giudicano omicidi, furti, rapine, sequestri, scippi, violenze di qualunque tipo, e alla fine c’è la pena, cioè si va in galera. Chiaro?
• Chiaro. E che cosa dice la legge approvata ieri al Senato?
Dice che il processo dovrà considerarsi estinto se il giudizio di primo grado non sarà concluso entro tre anni. In appello non sono concessi più di due anni. In Cassazione diciotto mesi. Queste limitazioni riguarderanno solo i processi per reati che prevedono condanne inferiori ai dieci anni di carcere. Se la Cassazione annullerà la procedura, e si dovrà quindi ricominciare daccapo, ogni grado di giudizio dovrà risolversi in un anno. Per i reati più gravi, i termini del primo grado si allungano a 4 anni. Per mafia e terrorismo, i tempi concessi sono di cinque, tre e due anni. Se il processo è complesso o ci sono molti imputati, il giudice può allungare questi termini di un terzo. Il corso dei termini è sospeso nel caso sia prevista l’autorizzazione a procedere o l’impedimento dell’imputato o la sua estradizione. Nel caso però dei processi in corso, cioè per reati commessi (eventualmente) prima del maggio 2006 e con condanne ipotetiche inferiori ai dieci anni, il primo grado del processo è limitato a due anni, dettaglio della legge che mette in salvo Berlusconi dai processi che lo riguardano.
• È per questo che l’opposizione grida?
Sì, è per questo. Bersani: «Hanno fatto la cosa peggiore che si potesse fare: distruggere migliaia di processi, lasciare senza giustizia migliaia di vittime per salvare uno solo. Sia chiaro che nessuno della maggioranza, di fronte a questo scempio, potrà dire che non c’era». Il Comitato Intermagistrature, che riunisce la magistratura ordinaria, amministrativa, contabile e l’avvocatura dello Stato, in un comunicato, ha detto no «a riforme che distruggono la giustizia» e ribadito «fortissime preoccupazioni già espresse nelle più varie sedi istituzionali per il ddl breve che rischia di produrre conseguenze devastanti sull’intero sistema della giustizia italiana». I senatori dell’Idv, mentre la legge veniva approvata (163 sì, 130 no, 2 astenuti), hanno inalberato cartelli contro Berlusconi («Fatti processare» eccetera), mentre il presidente Schifani richiamava all’ordine e i commessi intervenivano, il senatore Gramazio, del Pdl, tirava un fascicolo contenente emendamenti contro il collega Mascitelli. Badi, che anche se Berlusconi fosse condannato in primo grado, non andrebbe in galera e non subirebbe nessuna conseguenza pratica. Salvo in questo: la condanna avrebbe un peso politico forse insopportabile, tanto più che potrebbe portar con sé l’interdizione dai pubblici uffici.
• Quindi?
Quindi niente. È vero che Berlusconi sta varando una legge ad personam ed è vero che, stando alla relazione presentata l’anno scorso al Parlamento dal ministro della Giustizia, già adesso vanno in prescrizione 170 mila processi l’anno. È in ogni caso un fatto che il processo italiano è lunghissimo. Nel civile: 960 giorni per il primo grado e 1509 giorni per l’appello. Nel penale: 426 giorni al primo grado e 730 per l’appello. 426 giorni significa un anno e due mesi, il che vuol dire che, con tre anni, mediamente i giudici dovrebbero farcela, mentre il tempo concesso all’appello risulta al limite. Teniamo conto del fatto che, per esempio in Francia, un processo penale si chiude in quattro mesi. Insomma è il classico caso in cui tutti, pur avendo indubbiamente torto, hanno anche senz’altro ragione. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 21/1/2010]
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