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 2010  gennaio 21 Giovedì calendario

«IL DRAMMA DELL’AMERICA E’ CHE COMANDA LA PAURA»

«La sconfitta dei democratici nel Massachusetts del vecchio leone Ted è una giornata brutta, anzi bruttissima. Da dimenticare». Parla Jonathan Safran Foer, lo scrittore 32enne autore di «Ogni cosa è illuminata» e «Eating Animals» (che in Italia sarà pubblicato da Guanda in primavera) nonché promotore di «Downtown for democracy», un’ iniziativa che ha mobilitato i massimi scrittori Usa contro Bush e per Obama. Com’ ha fatto Scott Brown ad espugnare persino Hyannis Port, feudo dei Kennedy? «Gli americani sono usciti di senno e ciascuno non pensa ad altro che a difendere il proprio orticello. Tutti hanno paura, nessuno è paziente né riesce ad allontanare lo zoom dai propri problemi. La gente non vuole che le venga sottratto ciò che ritiene le spetti: crede di aver votato Brown per difendere i propri interessi, mentre in realtà si è data la zappa sui piedi». Cosa significa questo voto per l’ America in generale? «Non esiste un’ America in generale: proprio questo è il problema. Metà del Paese esulta per le sconfitte dell’ altra metà. Questo è il tipo di campagna che ha condotto Brown e in senso più ampio - e anche più dannoso - è come hanno governato i repubblicani. Ma in questo ambito i democratici non sono certo migliori». E le ripercussioni sull’ Amministrazione Obama? «Il Paese ne parlerà fino alla nausea per un certo periodo di tempo, poi se ne dimenticherà e tornerà alla vita di sempre. doloroso ma inevitabile. Di certo sarà molto più difficile riuscire a portare avanti riforme significative». Di chi è la responsabilità di questa sconfitta democratica? «I democratici hanno condotto una pessima campagna e per questo sono loro e solo loro da biasimare». Che fine farà la riforma sanitaria? « saltata, kaputt. Almeno per quel che riguarda la sanità intesa non come una bella etichetta messa su una brutta legislazione, come rischia di diventare. Per convincere anche solo un repubblicano a votarla - ammesso che ciò avvenga - dovranno essere fatte tante di quelle forzature al testo che alla fine diventerà uno schifo. Che tristezza!». Pensa che l’ Amministrazione Obama abbia commesso errori? «Un anno è troppo poco per esprimere un giudizio. Obama non è stato eletto per essere presidente per un giorno, un mese o un anno. stato eletto per quattro anni ed è ragionevole pensare che egli voglia distribuire la sua agenda in quell’ arco di tempo». Oggi anche gli analisti democratici ammettono che la sua strada appare all’ improvviso in salita. «La grande forza di Obama è sempre stata la pazienza. Non per nulla l’ hanno ribattezzato No Drama Obama, perché non è il tipo che fa sceneggiate. Anziché difendersi ad ogni passo, lui si mette a testa bassa e persegue i suoi obiettivi. stato così durante le primarie contro Hillary, nelle elezioni contro McCain, e in tutte le altre sfide». Ciò non significa che non abbia commesso degli sbagli. «Certamente. Se mi chiede se avrei voluto che ci avesse già portato fuori dall’ Iraq la risposta è sì. Che avesse chiuso Guantánamo? Ovvio. Che si fosse battuto per i matrimoni gay? Certamente. La lista potrebbe andare avanti a lungo. Ma continuo ad essere convinto che Obama è l’ uomo per cui ho votato». A un anno dall’ insediamento che bilancio farebbe? «Personalmente sono contento del fatto che battaglie che noi americani stiamo combattendo da due generazioni stiano finalmente per essere vinte. Anche se sembra sempre che questo progresso sia minacciato dal voto di qualche idiota, ignorante e allarmista». Quale versione della riforma sanitaria vorrebbe vedere approvata, quella della Camera o quella del Senato? «La legislazione della Camera è migliore, ma sarei molto contento se una qualsiasi delle due fosse implementata. molto più facile migliorare qualcosa di esistente che creare qualcosa ex novo». Alessandra Farkas