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 2010  gennaio 21 Giovedì calendario

UNA GRIFFE CINESE PER HERMS

Hermès , la maison apparentemente unica e irripetibile, colosso da sempre uguale a se stesso e fedele ai suoi principi, prudente e riservato (anche uno dei pochi nomi del lusso francese a resistere davvero a questa maledetta crisi), si sdoppia in Cina. Sì, crea in quel Paese un nuovo marchio, ispirato alla sua stessa filosofia antipaccottiglia: alta qualità dei materiali e ricorso alle tecniche artigianali (ma locali) più raffinate. Si chiamerà Shang Xia (in mandarino significa " sotto sotto"). E da Shanghai, dove è prevista l’apertura della prima boutique in primavera, partirà alla conquista del mondo. A Parigi, in autunno, verrà inaugurato il primo negozio "all’estero".
Si tratta di una prémière assoluta. Perché in genere i marchi globalizzati del lusso in Cina ci vanno con il loro nome e i propri prodotti, uguali a quelli venduti in tutto il mondo. E se anche qualcuno ha tentato la strada della sottomarca, destinata al mercato locale, non è stato certo per andarla poi a vendere nel centro di Parigi. La notizia, confermata a denti stretti dai vertici di Hermès (nel 2010 ancora questo culto del segreto), dopo le rivelazioni apparse su Le Monde, hanno stupito un po’ tutti nella capitale francese. Sorprende che la nuova (forse azzardata) strategia venga messa in atto da un gruppo come Hermès.
In realtà la scelta è del tutto comprensibile. Hermès ha liquidità disponibile, situazione rara in questo momento. Finora l’ha utilizzata per entrare nel capitale (e salvare dalla crisi) di alcuni dei suoi più prestigiosi subfornitori, quel savoir-faire francese senza il quale Hermès non potrebbe esistere: vedi lo scarpaio John Lobb ( parigino, malgrado il nome), la società di tessitura della seta Perrin, l’orologiaio Vaucher. Ora quei soldi andranno a finanziare un progetto più ambizioso. E in Cina: è lì (e forse solo lì) che i big del lusso europeo possono ritornare a macinare gli utili strabilianti degli anni del pre-crisi. «Ma i Gaultier o i Lacroix del futuro – osserva Jean-Noel Kapferer, esperto del settore e della Cina, professore alla prestigiosa Hec, l’alta scuola di economia francese – saranno cinesi, brasiliani o indiani. Per avere successo in maniera duratura sui mercati emergenti bisogna trovare stilisti di quei Paesi, che assimilino la loro eredità culturale, ma dispongano al tempo stesso del talento necessario per renderla ultracontemporanea ». In Cina Hermès sembra aver trovato la persona giusta. Si chiama Qiong-Er Jiang. una designer e architetta d’interni già famosa a Shanghai, dove è proprietaria della galleria d’arteN ?D.Figliadiarchitetticonosciuti, ha già concepito una serie di mobili e gioielli di successo. Ha iniziato a lavorare per Hermès occupandosi della concezione delle vetrine delle sue boutique in Cina, una mansione che per la maison parigina è storicamente importantissima. Qiong-Er Jiang (definita da Kapferer «la Lagerfeld cinese ») disporrà pure di una quota di minoranza nella nuova società. Il marchio Shang Xia produrrà vestiti e accessori ma anche mobili. Come specificato ieri in un comunicato, Hermès «intende utilizzare le materie prime e il savoir-faire artigianale cinesi d’eccellenza».Già si parla del ricorso a carte tradizionali e alle lacche più preziose. Qiong-Er Jiang ha studiato la pittura tradizionale del suo Paese e ha seguito le lezioni di noti maestri della calligrafia. Ma si è anche specializzata a Parigi presso l’Ecole supérieure des arts décoratifs. Le sarà utile. Anima di un nuovo Hermès. Tutto cinese.