Varie, 21 gennaio 2010
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Fakhravar Amir
• Teheran (Iran) 4 luglio 1975. Politico • «’La sua cella non aveva finestre, era completamente bianca, come i suoi abiti. Per cibo riceveva riso bianco. Le guardie non emettevano rumore. Gli era proibito parlare con chiunque”. così che Amnesty International ha descritto la prigionia in Iran di Amir Fakhravar, nota come ”tortura bianca”, una forma di privazione del sonno molto usata nelle segrete degli ayatollah. Fakhravar è oggi uno dei più noti fuoriusciti iraniani negli Stati Uniti, ma ieri era un ”mohareb”, un nemico di Allah. [...] i suoi guai con il regime, iniziati quando gli ordinarono di lanciare slogan contro il ”Grande Satana” e Fakhravar rispose che la bandiera a stelle e striscie ”rappresenta il progresso della razza umana”, non sono finiti con l’esilio americano. L’opposizione al regime gli è costata una prigionia di cinque anni e giorni di terribili torture nel carcere di Evin. Oggi vive e lavora negli Stati Uniti come direttore dell’Iran Enterprise Institute [...] è riuscito a sopravvivere alla galera senza perdere la ragione e a salvarsi dopo meno di un anno, in occasione di un permesso per dare un esame all’università, facendo perdere le sue tracce. [...] ”Il periodo sotto tortura bianca, che serve a spezzare lo spirito dei prigionieri politici, a me ha dato speranza e fede, in prigione ho imparato ad amare la libertà. Mio fratello Arash è stato [...] arrestato. Mi hanno fatto sapere che se non taccio, non lo rivedrò vivo. La mia famiglia ha ricevuto un messaggio dalla corte rivoluzionaria che sarà arrestato al prossimo contatto con me. Ma noi sappiamo che la libertà non è gratis”» (’Il Foglio” 21//2010).