Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  gennaio 21 Giovedì calendario

60 alla Verdone beato tra le donne A novembre compierà 60 anni e risale a 30 anni fa il suo film di debutto alla regia, con la supervisione di Sergio Leone: Un sacco bello

60 alla Verdone beato tra le donne A novembre compierà 60 anni e risale a 30 anni fa il suo film di debutto alla regia, con la supervisione di Sergio Leone: Un sacco bello. Carlo Verdone è l’unico "colosso" dei botteghini italiani in grado di tenere testa, ogni inverno, ai cinepanettoni con Christian De Sica, peraltro suo cognato nonché amico fraterno dai tempi del liceo. Ecco un’antologia di esempi del suo sense of humour. Sparatorie Da bambino, col papà, andava al cinema a vedere i film di Maciste, quelli di Jerry Lewis e soprattutto i western: «Il problema è che, al momento delle sparatorie, il professore austero e serio si trasformava: scattava in piedi mimando le pistole in pugno e, felice come una pasqua, urlava e sparava anche lui. Io mi vergognavo come un ladro e, lentamente, scalavo di posto, un po’ più lontano». Figuraccia Figlio dello storico del cinema Mario, se lo ritrovò come professore all’università: «Mi dava del lei. Tutti ridevano alle mie spalle. Sapeva che ero preparato su Bergman, mi chiese tutto su Pabst. Feci scena muta. "Si ripresenti alla prossima occasione", mi fece. Una figura di merda». Scudiero «Carlo l’ho "scoperto" io, facendolo recitare per la prima volta nelle cantine di Roma. Il suo primo ruolo fu lo scudiero nella Pittura su legno di Ingmar Bergman. E il regista ero io» (Luca Verdone sul fratello Carlo). Cantina «Le prime cose le ho fatte con mio fratello Luca [...] Poi, più o meno nel 1972, ho continuato in una cantina nei pressi di piazza Cavour dove faceva un freddo cane, c’erano al massimo 5 o 6 gradi, così gli attori si ammalavano uno dopo l’altro, e a me toccava sostituirli interpretando tutti i ruoli». Macchiette L’uomo che scoprì e lanciò Verdone fu Sergio Leone: «Aveva visto le mie macchiette a Non stop. "M’hai fatto rìde", mi disse in puro romanesco. Andai a trovarlo a casa sua all’Eur, gli sottoposi un soggettino che avevo scritto assieme a Marco Risi. Lo lesse: "Ma che cazzo hai scritto?", fu il suo commento. E cominciò a telefonare a tutti gli sceneggiatori italiani combinando, lì su due piedi, un film fatto su misura per me. Il risultato fu Un sacco bello». Sudore Una volta Sergio Leone lo prese a sberle: «Sul set di Un sacco bello, la scena della telefonata, quando io telefono a mia madre a Ladispoli, e nella stanza accanto c’è la ragazza spagnola, Marisol, che fa all’amore col suo ragazzo. Lui voleva che facessi quella scena sudato e ansimante, e mi ordinò: fatti due giri del palazzo di corsa, e poi giriamo. Io pensai, mica sono matto: mi feci spruzzare di sudore finto, simulai il fiatone, e cominciammo a girare. Lui se ne accorse, diede lo stop (e non gli spettava, ero io il regista), mi si avvicinò, mi diede un ceffone terrificante e poi disse: "A stronzo, vatte a fa’ er giro der palazzo, poi giriamo"...». Cinghia Nella scena di Italians in cui viene frustato da una dominatrice sadomaso, il regista Giovanni Veronesi cambiò la cinghia di cartone fatta dagli scenografi con una vera: «Quella valchiria bionda già era violenta di suo, si è avventata su di me tirandomi cinghiate in faccia. In quei casi si dà lo stop, ma lui niente. Alla fine tutti ridevano, io sembravo uscito dalla Passione di Cristo di Mel Gibson. Ho dovuto spalmarmi creme emollienti per sette giorni. Premi I premi vinti li tiene in cassaforte («ma li ho fotografati così se me li rubano li riproduco in un quadro»). Lotus appassionato di auto sportive Lotus, vespe e moto (ne possiede vari modelli). Attico Abita a Roma, quartiere Monteverde vecchio, in un bellissimo attico circondato dal verde da dove si vede, a 360 gradi, tutta la città. Figli Ne ha due, Giulia e Paolo: «Giulia si è laureata in Lingue e Culture Straniere. E’ molto discreta, schematica e disciplinata come sua madre. Paolo studia Lettere e Filosofia e suona la chitarra per hobby: è un bravo bluesman. Finalmente ho un amico con cui andare in sala prove e divertirmi: io alla batteria o alla chitarra, lui alla chitarra. Modestamente, la cultura musicale l’ha presa da me». Primo amore Il primo amore di Carlo Verdone fu un’aristocratica inglese, compagna di collegio della principessa Caroline di Monaco: «Ci incontravamo al Gianicolo, nel piazzale dove le donne andavano a gridare i loro messaggi d’amore agli uomini carcerati a Regina Coeli». Amori Nella sua vita si è innamorato tre, forse quattro volte: «Chi dice di essersi innamorato mille volte vuol dire che ha voluto tanto bene ma non ha mai amato veramente». Bellezza «Penso che la Chiatti abbia il viso più bello, anche cinematograficamente parlando, che abbiamo in Italia». Sorella/1 La sorella Silvia ha sposato Christian De Sica. Sorella/2 All’epoca del fidanzamento De Sica stava per fare a botte con Verdone, «gelosissimo della sorella»: «Mi diceva: "Guai a te se ti comporti male", ma era il mio migliore amico e sapeva che avevo intenzioni serie». Calcio Tifa per la Roma. Politica «Voterò per Veltroni ma è l ultima volta che voto. Scelgo lui perché l’ho conosciuto, sono stato a casa sua e ho avuto modo di apprezzare la sobrietà del suo stile. un uomo eticamente molto impegnato. Fa cose importanti che non sappiamo, nel silenzio. Gradirei perdesse quella certa patina di buonismo e migliorasse nel desiderio di rigore e nel non fare sconti» (intervisato da Giancarlo Dotto alla vigilia delle politiche 2008). Malattie Appassionato di malattie e medicine che studia di sera leggendo libri, documentandosi su Internet e ascoltando specialisti, ha raccontato che almeno cinque persone gli devono la vita (nel 2007 l’università di Napoli Federico II gli ha conferito la laurea honoris causa in Medicina). Medicine «Ti sa dire a memoria la composizione di qualsiasi ritrovato medico» (Nancy Brilli su Verdone). Magnesia Quando viaggia ha una borsa a parte per le medicine: «Una cosa tremenda. Mi vergogno molto. All’aeroporto di Heathrow, a Londra, mi hanno fatto aprire la sacca a mano. uscito di tutto. Oltre al broncodilatatore, agli ansiolitici, al Betacarotene per la fotodermatite, agli antidolorifici, avevo la Magnesia San Pellegrino, il noto lassativo: però s’era rotto il contenitore, facendo uscire una polverina bianca che poteva sembrare cocaina. Alla fine hanno creduto alla mia parola: hanno visto la vaschetta sfondata, ho messo in bocca la Magnesia, hanno notato l’effervescenza...». Colerino Da bambino andò in gita cotto di una compagna, ma sul più bello si beccò il mal di pancia. Più grande, abbordò un’inglesina: lo colse un’incordatura ai testicoli. Nel ’70, in viaggio culturale in Iran col papà, si prese il colerino, facendo alzare due volte Farah Diba per andare al bagno. Sul set di Sergio Leone più volte fu colto da dissenteria. Ancora oggi, prima di andare in scena, ha un attacco di colite. Depressione Andò in depressione quando morì all’improvviso il suo neurologo: «Una tragedia. Sembrava la scena di un mio film. Eravamo in venti là fuori nella sala d’aspetto a chiederci cosa sarebbe stato della nostra vita». Insonnia Insonne cronico, da giovane stava settimane senza dormire: «D’altro canto in famiglia mia ci sono bei precedenti. Mio zio Corrado riposava tre ore a notte. E l’altro zio, Gastone: mai più di quattro ore. Mettiamoci pure mia madre Rossana: massimo cinque». Attacchi di panico «Era il 1978 e la mia vita stava prendendo un’impennata che non riuscivo a controllare. Non potevo guidare la macchina perché mi veniva la tachicardia, l’iperventilazione, mi girava 1a testa, mi si bloccava il labbro: un casino». Maltempo Lo sente tre giorni prima: un dolore alla caviglia nel punto in cui una vipera lo morse a 13 anni (in seguito quella caviglia gli si ruppe). Nubi Soffre quando il tempo è sereno e il cielo terso. Quando ci sono le nuvole si sente, invece, protetto e avvolto.