El Pais, Internazionale, 15/21 gennaio 2010, 21 gennaio 2010
LA STORIA DI STEVEN
Steven Johnson, liberiano di 26 anni, arrivato in Europa nel luglio del 2008. Dice che stava meglio in Africa: «Qui soffro troppo. insopportabile. Me ne sono andato dal mio paese nel 1994, quando ero ancora un bambino. C’era la guerra e avevo deciso di andare in Nigeria. Ci sono rimasto due anni e poi me ne sono andato in Libia, dove ho vissuto altri dieci anni. Sono cristiano e avevo sentito dire che gli italiani accoglievano i rifugiati politici. Ecco perché sono venuto qui, per salvarmi. Sono arrivato su un barcone a Lampedusa e mi hanno tenuto per sei mesi in un centro di accoglienza a Crotone, in Calabria. Ora so che nessuno mi protegge. Vivo come una pecora: dormo dove posso e mangio quello che posso. Sono arrivato a Rosarno in cerca di lavoro cinque gionrni fa, ma i ragazzi del paese mi hanno aggredito e picchiato. Ora dobbiamo andarcene, ma io non ho nessuno, non ho soldi. Ora so che l’Italia è un paese razzista e non voglio più restare qui. Ma non so dov’è la mia famiglia». Johnson è uno dei duemila braccianti che vivevano in condizioni di debrado assoluto in un oleificio abbandonato. Ha lavorato solo un giorno e ha guadagnato 25 euro. «Mi fa male dappertutto. Ho paura. Se non mi uccidono prima, credo che tornerò in Africa. da molto che ho lasciato il mio paese, ma non credo che le cose vadano male come qui».