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 2010  gennaio 21 Giovedì calendario

I MISTERI DEL CLIMA PAZZO ORA I GHIACCI DELL’HIMALAYA NON SI SCIOLGONO PIù - ROMA

sempre più sottile il ghiaccio su cui camminano i climatologi. Due brutti colpi in tre mesi hanno scalfito l´immagine degli scienziati che studiano il riscaldamento del pianeta. Dopo lo scandalo delle e-mail rubate a novembre in cui alcuni ricercatori suggerivano di "aggiustare" i dati, ieri l´Intergovernmental panel on climate change - l´agenzia Onu incaricata di monitorare la febbre del pianeta - è stato costretto a fare marcia indietro su una previsione tanto allarmistica quanto poco accurata.
«I ghiacciai dell´Himalaya si sciolgono più rapidamente che nel resto del mondo e potrebbero scomparire del tutto entro il 2035 o addirittura prima» annunciava il rapporto Ipcc del 2007 (alla fine di quell´anno l´organizzazione riceveva il premio Nobel per la pace insieme ad Al Gore). Considerato che il tetto del mondo è la principale riserva di ghiaccio dopo i poli, e che i suoi 12mila chilometri cubi d´acqua dolce alimentano Indo, Gange e Brahmaputra dissetando centinaia di milioni di persone, l´allarme era da far tremare i polsi.
Ieri l´Ipcc ha ammesso di avere un po´ esagerato. Nel 2035 l´Himalaya sarà ancora imbiancato e un comitato di esperti si riunirà per rivedere il dato che era stato gonfiato. «Ci siamo sbagliati su una cifra, è vero - ha ammesso ieri il responsabile dell´Ipcc, Rajendra Pachauri - Ma questo non toglie nulla alle prove scientifiche sul riscaldamento del pianeta». La seconda figuraccia di seguito dell´Ipcc ha avuto però l´effetto di rinvigorire il fronte degli scettici anche, come fa notare un dossier dedicato oggi da Nature al cambiamento climatico, «se i dati dell´Ipcc sono sbagliati potrebbero anche esserlo per difetto» e «la verità del riscaldamento è ormai impossibile da negare».
L´allarme sul prosciugamento dell´Himalaya aveva anche scatenato una querelle diplomatica tra l´Ipcc e il governo indiano, che fin da subito aveva contestato la credibilità della notizia. Il ministro dell´ambiente Jairam Ramess in un´intervista pubblicata martedì dal quotidiano Hindustan Times non aveva risparmiato gli strali contro gli scienziati di base a Ginevra: «La previsione sulla scomparsa dei ghiacciai non è basata su alcuna prova scientifica. L´organizzazione deve spiegarci come è arrivata a una conclusione così spaventosa».
In effetti, ripercorrendo all´indietro la storia della notizia dello scioglimento dei ghiacciai dell´Himalaya, non si arriva a uno studio scientifico bensì a un´intervista che il glaciologo indiano Syed Hasnain, docente all´università Nehru di Nuova Delhi, rilasciò alla rivista divulgativa New Scientist nel 1999 e che era basata sulle sue impressioni assai più che su dati raccolti sul campo. La data del 2035 era stata ripresa da un dossier del Wwf sul Nepal del 2005 per poi finire nel rapporto dell´Ipcc senza alcun controllo di attendibilità. Una seconda ipotesi è che gli scienziati di Ginevra (l´Ipcc è formato da un migliaio di esperti di tutto il mondo) abbiano commesso un errore di stampa nel citare uno studio russo del 1996 sulla "scomparsa dei ghiacciai himalayani entro il 2350".
Lo scivolone dell´Ipcc - sottolinea il dossier di Nature - non inficia comunque la gravità della questione climatica: «Le osservazioni dai satelliti e le misurazioni in loco dimostrano che i 45mila ghiacciai di Himalaya e Tibet si stanno effettivamente riducendo. Ma gli esperti dubitano che questi ghiacciai, anche i più piccoli, si possano sciogliere del tutto prima di fine secolo». La tendenza generale al riscaldamento è incontrovertibile e i dubbi restano solo sui tempi e sui dettagli. Perché, spiega Nature, «la realtà della scienza del clima è che i dati davvero cruciali sono anche i più difficili da misurare con certezza».