Marcello Sorgi, La Stampa 21/1/2010, pagina 2, 21 gennaio 2010
LO SPETTRO DELL’INCOSTITUZIONALITA’ DA SCONGIURARE ALLA CAMERA
Ricapitoliamo: due giorni fa, non due anni fa, il Capo dello Stato, non un semplice parlamentare, in una lettera inviata ad Anna Craxi nell’anniversario della morte del leader socialista, ha scritto che le inchieste di Tangentopoli - anche se motivate da un sistema corrotto con cui ogni partito veniva finanziato -, introdussero «un brusco spostamento di equilibri tra politica e giustizia».
Quello di Napolitano, pur essendo il più importante, non è stato il solo intervento in materia. Con l’eccezione – ovvia – del solo Di Pietro, tutti i partiti, con accenti diversi, hanno discusso di Craxi come capro espiatorio della liquidazione per via giudiziaria della Prima Repubblica, e dell’incapacità mostrata dalla politica nel suo complesso di ristabilire un equilibrio laddove era avvenuto uno squilibrio. Di tentativi, ce ne furono tanti, è stato ricordato: da destra e da sinistra. Ma tutti inadeguati. Sulla soluzione apparentemente impossibile del problema si sono rotti la testa almeno cinque ministri di Giustizia, e un paio di governi ci hanno rimesso le penne.
Ci si aspettava che dopo questo dibattito insolitamente autocritico e impietoso, a cui molti leader importanti hanno dato il loro contributo, il Parlamento avrebbe saputo sfruttare l’occasione offerta al Senato dalla discussione sul «processo breve», per tornare ad affrontare il problema dei rapporti tra politica e giustizia. Invece niente, tutto è rimasto come prima. Berlusconi è andato avanti come un treno su un provvedimento che – è lui il primo ad esserne consapevole – rischia di nuovo di infrangersi contro un giudizio di incostituzionalità. L’opposizione, immemore dei buoni argomenti portati a favore di Craxi (D’Alema, non un qualsiasi deputato, aveva detto che il leader socialista «è entrato nella storia»), è rimasta ferma nel suo rifiuto di tentare di affrontare in modo condiviso il problema.
Il quale problema, sempre per ricapitolare, si presenta con due corni: primo, è necessario ristabilire una qualche forma di immunità per i politici, non perché debbano essere protetti a qualsiasi costo dai processi, ma per evitare, almeno, che questo accada, quando le accuse appaiano chiaramente strumentali o quando sono in grado di ostacolare lo svolgimento del mandato ricevuto dagli elettori. Questa immunità non potrà che essere temporanea e limitata, se non altro per non passare da uno squilibrio a favore dei magistrati al suo opposto. Ma dovrà – ed è questo il secondo corno, più difficile – riguardare anche Berlusconi. C’è da sperare che il mediocre passaggio al Senato possa servire a riservare alla Camera, agli stessi argomenti, un esame più accurato.
Marcello Sorgi