Le Pays, Burkina Faso - Internazionale 15/21 gennaio 2010, 21 gennaio 2010
Il 9 gennaio la nazionale togolese è stata vittima di un agguato da parte degli indipendentisti dell’enclave angolana della Cabinda che ha causato tre morti e nove feriti
Il 9 gennaio la nazionale togolese è stata vittima di un agguato da parte degli indipendentisti dell’enclave angolana della Cabinda che ha causato tre morti e nove feriti. Che cosa possono fare le autorità angolane e la Confederazione africana di calcio (Caf) davanti alle minacce dei gruppi indipendentisti della Cabinda? Fino a ora entrambi sembrano aver sottovalutato il pericolo. I dirigenti della Caf hanno agito in maniera irresponsabile affidando l’organizzazione della coppa d’Africa a Luanda (capitale dell’Angola) nonostante il lungo conflitto tra il governo angolano e i combattenti del Fronte di liberazione dell’enclave di Cabinda (Flec). La Caf avrebbe dovuto opporsi all’organizzazione delle partite nella Cabinda, dove dal 1975 il Flec combatte una guerra per l’indipendenza della regione, ricca di petrolio. Anche Luanda, che ha minimizzato la mminaccia del Flec, ha dimostrato di essere irresponsabile. Prima di avviare i preparativi per il campionato avrebbe dovuto negoziare una tregua con gli indipendentisti. Gli accordi del 2006 tra il leader del Flec Antònio Bento Bembe e il governo angolano non sono stati riconosciuti da altri gruppoi armati attivi nella regione, come il Flec-Posizione militare e il Flec-Forze armate di Cabinda, i gruppi che hanno rivendicato la paternità dell’attentato.