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 2010  gennaio 21 Giovedì calendario

IMPARARE IN DIGITALE

«La formula di Erone è sempre un po’ antipatica » afferma Demetrio Caccamo, insegnante di matematica alla scuola media Spezzaferri di Lodi; e allora, per impararla, tutti in palestra! qui che il professor Caccamo insieme ai suoi ragazzi identifica e fotografa la superficie di un quadrilatero irregolare, per poi scaricarla sulla lavagna interattiva una volta tornati in classe, tratteggiarne i lati con la penna digitale, e calcolarne la superficie. Al termine della spiegazione si procede con gli esercizi, scaricati da siti come pernigo. com o matematicamente. it. E per scienze? Su You Tube o TeacherTube, dove si trovano video di alta qualità adatti agli studenti. «La lezione la costruisco sempre in classe insieme ai ragazzi, cercando di seguire la loro curiosità».
Caccamo, che utilizza la lavagna interattiva dal 2005, oggi è tutor Lim ( lavagna interattiva multimediale) e la sua scuola polo dell’insegnamento multimediale con 11 lavagne, due delle quali sono arrivate l’anno scorso, a seguito del piano di diffusione del ministero che prevede di installare 16mila lavagne nelle classi della scuola di primo grado durante questo anno scolastico e di formare circa 50mila insegnanti. «La Lim – continua Caccamo – è il primo strumento dai tempi della lavagna di ardesia a entrare in classe e a essere integrato nella lezione come le cartine geografiche o il libro di testo». Uno strumento didattico oltre che tecnologico sulle cui potenzialità, chi lo utilizza abitualmente sembra non avere dubbi.
«La Lim – afferma per esempio Maria Giaele Infantino, anche lei tutor Lim e insegnante di lettere alla scuola media Correnti del quartiere Olmi di Milano (scuola polo per le Lim) – accresce la motivazione e la partecipazione attiva degli studenti grazie alla varietà di strumenti che mette a disposizione: se l’insegnante ha le idee chiare e punta a coinvolgere i ragazzi in prima persona, la lezione si può trasformare in una vera e propria esperienza di apprendimento, che si adatta ai diversi stili cognitivi degli alunni». Così, per esempio, il cammino di Santiago di Compostela diventa un tracciato su Google Earth, e le tappe, momenti di approfondimento multidisciplinare. Roncisvalle? Ricorda Orlando e la sua chanson , e via su Google a cercare foto e informazioni.
«I bambini si mostrano più interessati e attenti perché la Lim favorisce la didattica costruttivista » afferma Francesca Panzica che, in una scuola elementare di Lastra Signa, a Firenze, insegna l’inglese attraverso video e giochi scaricati da internet e attività interattive collegate allo storytelling.
«Il focus – continua – non è più sull’insegnante "elargitore" di conoscenza ma sul contenuto. La possibilità di salvare quanto realizzato in classe, poi, permette di ripensare l’attività e costituisce un ottimo feedback per apportare le correzioni necessarie». Uno strumento che risponde, inoltre, allo stile di apprendimento dei nativi digitali, abituati a muoversi e a imparare attraverso schermi, icone, suoni, giochi, navigazioni virtuali. «I bambini – spiega Alessandro Rabbone che sta sperimentando con una prima elementare di Torino il kit Wiidea (sorta di lavagna interattiva fai-da-te, a bassissimo costo) – non rimangono sorpresi davanti a una Lim. Per loro è solo un grande computer come quello che hanno a casa. Abituarli fin da piccoli a utilizzare le tecnologie significa sperimentare nuovi modi di apprendimento più adatti a loro, ma anche insegnargli un uso consapevole delle tecnologie».
Fin qui "sperimentatori" e "tecnoentusiasti", coloro, cioè, che mostrano una certa familiarità con le tecnologie e che, venuti in contatto con la Lim grazie spesso alla lungimiranza di alcuni dirigenti, ne hanno sperimentato l’utilizzo il più delle volte in maniera autodidatta. Accanto a loro ci sono gli "scettici", coloro che lamentano la difficoltà di utilizzo dello strumento (pari a quella di un computer), la sua delicatezza, e la difficoltà di sistemarlo nelle nostre aule, che fa sì che cavi e fili elettrici si ritrovino spesso "a penzoloni" in mezzo alla classe. Disponendo non più di una lavagna interattiva per istituto, infatti, la Lim molto spesso viene collocata ancora in aule condivise, e non in classe dove sarebbe più stabile e soprattutto costituirebbe un tacito ma forte invito a essere usata. , infatti, questo l’obiettivo più importante del piano di formazione ministeriale che accompagna la diffusione della Lim, almeno così assicura Massimo Faggioli responsabile didattica e formazione Indire, l’Agenzia nazionale per lo sviluppo scolastico: «L’obiettivo del piano è far entrare la lavagna in aula e quindi nella didattica degli insegnanti. Gli istituti che hanno richiesto le lavagne hanno dovuto indicare le classi in cui verranno installate e i rispettivi docenti da formare».
Il piano, per quest’anno scolastico, prevede una breve formazione teorica di familiarizzazione con la tecnologia e una fase di accompagnamento alle attività didattiche. Rimarrà al singolo insegnante e alla sua creatività come adattare lo strumento alla propria idea pedagogica, «se un docente ha il desiderio di interpretare l’insegnamento come ricerca, multidisciplinarietà, scoperta, allora la lavagna funzionerà benissimo – conclude Faggioli ”. Se invece utilizzerà la Lim come megafono della lezi