Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 21/1/2010;, 21 gennaio 2010
IL FATTO DI IERI - 21 GENNAIO 1793
Il ”palcoscenico della storia”, il grande spazio che oggi ospita il sontuoso Hotel Crillon, era pronto dalla notte precedente. La struttura lignea ben fissata a terra, la lama trapezoidale della ghigliottina affilata. A Place de la Révolution, come allora si chiamava, Luigi XVI Capeto, ultimo re di Francia, c’era arrivato alle 10 del 21 gennaio 1793, dopo aver percorso lentamente, a bordo di una carrozza verde, il Grand Boulevard. Apatico, vestito di bianco, il libro dei Salmi in mano aperto alla pagina della preghiera degli agonizzanti. Qualche minuto per aprirsi da solo la camicia di lino, un ultimo sguardo all’abate confessore Edgeworth e poi su, verso il patibolo. Vicino alla macchina della morte, ad attenderlo, Charles-Henri Sanson, il più celebre di una dinastia di boia parigini. Prima dello scatto della lama, un ultimo grido ”Peuple, je meurs innoc ent!”. L’orologio segna le 10:22. Di fronte alla testa mozzata, una folla in delirio urla ”Vive la République”, raccoglie gocce di sangue come reliquie, intona La Marseillaise. Il re decapitato sarà gettato in una fossa del cimitero de La Madeleine. E il giorno dopo ”Le Moniteur” scriverà: ”Il appartient deshormais à l’histoire”.