
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Si diceva che, sul Lodo Alfano, la Corte costituzionale avrebbe fatto presto, dato che si tratta di una legge di un solo articolo e che i termini della questione sono in definitiva semplici. Ma ieri alle 19 i giudici non si sono ancora sentiti pronti e hanno preferito aggiornare i lavori a oggi. Non è poi neanche detto che oggi emanino il verdetto. In questo caso si slitterebbe alla settimana prossima, dato che 5 di loro, compreso il presidente, sono attesi a un importante appuntamento a Lisbona.
• Vogliamo ricordare di che cosa stanno discutendo questi giudici?
Si tratta del Lodo Alfano: quella legge, varata in fretta e furia l’anno scorso per volontà di Berlusconi, che tiene al riparo dalle iniziative della magistratura, sospendendo anche eventuali cause in corso, le prime quattro cariche dello Stato. grazie a quella legge che tre processi nei quali Berlusconi è imputato si sono temporaneamente interrotti. Per questo le procure di Roma e di Milano, dove quei processi hanno luogo, hanno chiesto alla Corte Costituzionale, detta anche Consulta, se il Lodo Alfano sia compatibile o no con la nostra Costituzione. Il compito della Corte, composta da 15 giudici, è infatti proprio quello di stabilire se le norme che entrano man mano in vigore con il nostro ordinamento contraddicono o no la nostra Carta fondamentale. Ricorderà che la Corte si pronuncia preventivamente anche sui referendum e stabilisce se l’abrogazione di una legge o di una sua parte non determina una situazione di conflitto con la Costituzione. Se la Consulta pensa che il conflitto esista, il referendum non si può fare.
• Che cosa accadrebbe se la Corte stabilisse che il Lodo Alfano è incostituzionale?
Il Lodo decadrebbe, cioè non avrebbe più valore, non esisterebbe più come norma del nostro ordinamento. I magistrati potrebbero a quel punto processare Berlusconi, mandargli avvisi di garanzia, al limite persino deciderne l’arresto. La Corte però potrebbe respingere («rigettare ») il sospetto di incostituzionalità avanzato dalle due procure e in questo caso il Lodo resterebbe in vigore. Oppure potrebbe stabilire che il Lodo è incostituzionale solo in parte e cioè, per esempio, che se si garantisce la sospensione dei processi ai presidenti di Camera e Senato bisogna garantirla anche ai parlamentari. E se si garantisce la sospensione al presidente del Consiglio, bisogna garantirla anche ai ministri, dato che il capo del governo non ha uno status speciale rispetto agli altri membri del gabinetto, è solo un «primus inter pares», cioè un «primo tra pari». Per contestare questo punto, ieri mattina l’avvocato Pecorella ha sostenuto che con la nuova legge elettorale il presidente del Consiglio è ormai un «primus super pares », dato che il suo nome è indicato nella scheda elettorale. Non so in realtà se è un buon argomento: una nuova definizione della figura del presidente del Consiglio non può che essere contenuta nella Costituzione, quindi se si accettasse questo ragionamento non sarebbero costituzionali in realtà né il Lodo né la legge elettorale.
• Alla discussione partecipano anche gli avvocati?
Sì, si sono fatti sentire all’inizio, ieri mattina. La procura di Milano voleva far parlare anche il suo, di avvocato, ma la Corte, secondo prassi, non lo ha ammesso. Hanno potuto illustrare le loro tesi, invece, i tre legali di Berlusconi ( nella foto Ansa in alto, Ghedini e Pecorella ) e quello dello Stato. L’Avvocato dello Stato ieri era il professor Glauco Nori. Ha sostenuto che il presidente del Consiglio non può essere portato in tribunale perché questo, occupandogli la testa e il tempo, gli impedirebbe di governare. Anche questo argomento, non so quanto sia forte.
• Secondo lei il Lodo decade?
Tutti dicono che la Consulta è spaccata a metà, sette giudici contro e sette a favore. Il voto del presidente vale doppio. Ieri giravano per Roma voci di tutti i tipi. E davanti alla sede della Corte, in piazza del Quirinale, c’era una ressa di giornalisti, fotografi e telecamere provenienti da tutto il mondo. Si teme (o si spera) che, bocciando il Lodo, la Corte costringa Berlusconi a dimettersi. Ma potrebbe esserci, tra il rigetto e l’approvazione piena, la terza via di una incostituzionalità parziale, quella che si diceva prima, relativa all’allargamento della protezione ai ministri e ai parlamentari.
• In questo caso al governo basterebbe presentare una nuova legge ad integrazione della precedente?
Sì. Con la difficoltà che si tratterebbe di una legge assai impopolare, dato che gli italiani hanno una considerazione molto bassa della loro classe politica e non avrebbero, si suppone, piacere di fare altri favori alla casta. Non ho dubbi però che, nonostante questo, si procederebbe senza esitazione. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 7/10/2009]
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