Gabriele Beccaria, La stampa 7/10/2009, 7 ottobre 2009
IL NOBEL AI MAESTRI DELLA LUCE
Chi ama l’enfasi li ha definiti i «Maestri della luce». Tutti gli altri li possono chiamare i padri della pettegola quotidianità del XXI secolo. Se velocissimamente ci scambiamo su Internet files di messaggi, musica e video e se passiamo un tempo sproporzionato a scattare quantità abnormi di immagini digitali, lo dobbiamo al trio di signori che ieri sono diventati altrettanti Nobel per la Fisica.
Si chiamano Willard Boyle, Charles Kao e George Smith e tutti hanno speso anni in laboratori privati, dove hanno maturato le intuizioni con cui hanno rivoluzionato i modi di comunicare dell’umanità. Rivoluzione significa prodotti concreti, luccicanti accanto a noi, anche se non ci facciamo mai caso.
Kao, che si è aggiudicato metà del premio, è il pioniere delle fibre ottiche per le telecomunicazioni. Pochi fino a ieri lo sapevano, ma è lui ad aver realizzato il primo tipo considerato «ultrapuro». E adesso miliardi di giovani e di professionisti hanno a disposizione un’icona in più: senza i suoi miracolosi cavi ottenuti da filamenti vetrosi e capaci di condurre la luce non avremmo le bande larghe e gli accessi ultrarapidi alla Rete.
Cuore tecnologico
Boyle e Smith, invece, sono maestri della luce perché hanno realizzato i dispositivi «Ccd», cuore high tech delle fotocamere digitali. Sia quelle del turista bulimico di scatti sia quelle installate sui telescopi, compreso il celebre occhio orbitante «Hubble». Ma i «Ccd» - «Charged coupled devices» - fanno funzionare anche fax e scanner grazie alle griglie di elementi semiconduttori che accumulano una carica elettrica quando vengono colpiti da una radiazione elettromagnetica. Così è possibile riprodurre immagini sui monitor e registrarle su supporti magnetici oppure convertirle nell’ormai familiare formato digitale.
Mentre l’anno scorso a Stoccolma erano stati scelti 3 studiosi «puri» (Yoichiro Nambu, Makoto Kobayashi e Toshihide Maskawa), assorbiti dai labirinti della fisica subatomica e delle famiglie di inafferrabili particelle (i quarks), quest’anno la giuria ha premiato la ricerca applicata, sbocciata nei laboratori Bell del New Jersey e in quelli inglesi della Standard Telecommunication, dimostrando come da molti concetti della fisica fondamentale scaturiscano le forze che modellano e spesso sconvolgono le esistenze di tutti.
Ieri qualcuno ha ricordato che alla base della prodigiosa tecnologia che traduce un segnale luminoso in un impulso elettrico c’è il cosiddetto «effetto fotoelettrico». E’ stato teorizzato in un altro secolo, nel 1921. L’autore era un tizio di nome Albert Einstein.In una lettera aperta 10 famosi scienziati, tra cui il Nobel Tim Hunt, chiedono che il massimo riconoscimento venga esteso ad altre discipline. Il premio - sostengono - non è più al passo con i tempi, dato che Alfred Nobel, nel 1895, non poteva prevedere i progressi che avrebbe fatto la scienza. Tenendo conto delle nuove tecnologie, oltre che dei pericoli per il pianeta, propongono 2 nuovi Nobel: per l’ambiente globale e per la salute degli abitanti della Terra. «Impossibile», ribatte il pronipote Peter Nobel: «Non si può cambiare la volontà espressa in un testamento. Il premio per l’economia è improprio, perché creato nel ”68 dalla Banca di Svezia che lo assegna alla memoria di Nobel. Non credo quindi che la rosa dei Nobel possa allargarsi».