Raffaele De Cesare, La fine di un regno, Longanesi 1969 p. 253, 7 ottobre 2009
Su Ferdinando II: «Una delle più singolari nature di uomo e principe assoluto e municipale: bizzarra contraddizione di buono e di pessimo, che regnò ventinove anni e non subì influenze di favorite o ministri, che considerò come strumenti nelle sue mani e buttò via quando non gli servirono più; né di potenze straniere, con le quali cercò di vivere in pace, ma di nessuna subendo minacce né ad alcuna dando molestia
Su Ferdinando II: «Una delle più singolari nature di uomo e principe assoluto e municipale: bizzarra contraddizione di buono e di pessimo, che regnò ventinove anni e non subì influenze di favorite o ministri, che considerò come strumenti nelle sue mani e buttò via quando non gli servirono più; né di potenze straniere, con le quali cercò di vivere in pace, ma di nessuna subendo minacce né ad alcuna dando molestia. Lo spettro del Piemonte lo agitò negli ultimi anni, ma pur si seppe comprimere. La sua diplomazia non fu illuminata né lo poteva: non negoziò trattati di alleanze, né di protettorati, onde avvenne che, morto lui, il Regno si trovò senza alleati né amici e finì in pochi mesi»