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 2009  ottobre 07 Mercoledì calendario

Addio dollaro, la tentazione degli emiri- In teoria il G7 dei ministri finanziari e dei governatori, un club di vecchie potenze, doveva estinguersi o rasse­gnarsi al silenzio: non emettere più di­chiarazioni

Addio dollaro, la tentazione degli emiri- In teoria il G7 dei ministri finanziari e dei governatori, un club di vecchie potenze, doveva estinguersi o rasse­gnarsi al silenzio: non emettere più di­chiarazioni. Invece da Istanbul, giorni fa, si è ridato appuntamento in Canada a febbraio e si è pronunciato contro l’instabilità dei cambi e per la rivaluta­zione dello yuan cinese. Fatto ancora più singolare, il segretario al Tesoro Usa Tim Geithner vi ha speso più ener­gia del solito a sottolineare il proprio interesse per un dollaro «forte». Il biglietto verde non è più solo la mo­neta degli Stati Uniti e il problema degli altri, secondo la definizione del segreta­rio al Tesoro John Connolly nel ”71. Ora può diventare il problema di tutti e la moneta di pochi: ieri l’«Independent» di Londra ha scritto che le monarchie del Golfo, più Cina, Russia, Francia e Giappone starebbero tenendo incontri «segreti» per studiare l’addio al dollaro come valuta di riferimento per l’ener­gia. L’ipotesi prevederebbe di scambia­re il petrolio in base a un paniere che includa anche l’euro, l’oro, lo yen, lo yuan e le valute del Golfo. La banca cen­trale saudita ha subito preso l’inusuale iniziativa di smentire la notizia e il go­verno del Kuwait ha precisato che non esistono «negoziati» in proposito. Solo il ministro delle Finanze di Teheran, Shamseddin Hosseini, ha detto che l’ar­gomento sarebbe stato discusso «occa­sionalmente » . Che lo scenario sia reale o meno, e nell’immediato non lo è, conta di più che i mercati si sono dimostrati dispo­sti a crederci. L’ipotesi che la moneta americana sia in declino come valuta di riserva internazionale è parsa improvvi­samente plausibile. Il dollaro ieri è sci­volato ancora sull’euro (da marzo di cir­ca il 15%), l’oro ha toccato nuovi record come valore alternativo al biglietto ver­de e la crisi ha mostrato il suo ultimo paradosso. Meno di tre anni fa, molti prevedevano che sarebbe esplosa in mo­do classico: come fuga dalla moneta del­l’economia più indebitata, gli Stati Uni­ti. Invece l’effetto domino è partito da un angolo piuttosto oscuro dei mercati come i mutui «subprime», si è propaga­to al mercato interbancario, al reddito fisso, ai derivati di credito, poi alla gran­de fuga dalle banche, fino ai crolli di Borsa. Per tutta la crisi, il dollaro si era persino rafforzato. Ma ora che il ciclo dell’instabilità ha compiuto un giro completo, riparte da dove molti crede­vano che avrebbe dovuto iniziare.