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 2009  ottobre 07 Mercoledì calendario

Si diceva che, sul Lodo Alfano, la Corte costituzionale avrebbe fat­to presto, dato che si tratta di una legge di un solo articolo e che i termini della questione so­no in definitiva semplici

Si diceva che, sul Lodo Alfano, la Corte costituzionale avrebbe fat­to presto, dato che si tratta di una legge di un solo articolo e che i termini della questione so­no in definitiva semplici. Ma ieri alle 19 i giudici non si sono anco­ra sentiti pronti e hanno preferi­to aggiornare i lavori a oggi. Non è poi neanche detto che oggi emanino il verdetto. In questo ca­so si slitterebbe alla settimana prossima, dato che 5 di loro, com­preso il presidente, sono attesi a un importante appuntamento a Lisbona.

Vogliamo ricordare di che cosa stanno discutendo questi giudi­ci?
Si tratta del Lodo Alfano: quel­la legge, varata in fretta e furia l’anno scorso per volontà di Ber­lusconi, che tiene al riparo dal­le iniziative della magistratura, sospendendo anche eventuali cause in corso, le prime quattro cariche dello Stato. grazie a quella legge che tre processi nei quali Berlusconi è imputato si sono temporaneamente inter­rotti. Per questo le procure di Roma e di Milano, dove quei processi hanno luogo, hanno chiesto alla Corte Costituziona­le, detta anche Consulta, se il Lodo Alfano sia compatibile o no con la nostra Costituzione. Il compito della Corte, compo­sta da 15 giudici, è infatti pro­prio quello di stabilire se le nor­me che entrano man mano in vigore con il nostro ordinamen­to contraddicono o no la nostra Carta fondamentale. Ricorderà che la Corte si pronuncia pre­ventivamente anche sui refe­rendum e stabilisce se l’abroga­zione di una legge o di una sua parte non determina una situa­zione di conflitto con la Costitu­zione. Se la Consulta pensa che il conflitto esista, il referendum non si può fare.

Che cosa accadrebbe se la Cor­te stabilisse che il Lodo Alfano è incostituzionale?
Il Lodo decadrebbe, cioè non avrebbe più valore, non esiste­rebbe più come norma del no­stro ordinamento. I magistrati potrebbero a quel punto proces­sare Berlusconi, mandargli av­visi di garanzia, al limite persi­no deciderne l’arresto. La Corte però potrebbe respingere («ri­gettare ») il sospetto di incosti­tuzionalità avanzato dalle due procure e in questo caso il Lodo resterebbe in vigore. Oppure potrebbe stabilire che il Lodo è incostituzionale solo in parte e cioè, per esempio, che se si ga­rantisce la sospensione dei pro­cessi ai presidenti di Camera e Senato bisogna garantirla an­che ai parlamentari. E se si ga­rantisce la sospensione al presi­dente del Consiglio, bisogna ga­rantirla anche ai ministri, dato che il capo del governo non ha uno status speciale rispetto agli altri membri del gabinetto, è so­lo un «primus inter pares», cioè un «primo tra pari». Per conte­stare questo punto, ieri mattina l’avvocato Pecorella ha sostenu­to che con la nuova legge eletto­rale il presidente del Consiglio è ormai un «primus super pa­res », dato che il suo nome è indi­cato nella scheda elettorale. Non so in realtà se è un buon argomento: una nuova defini­zione della figura del presiden­te del Consiglio non può che es­sere contenuta nella Costituzio­ne, quindi se si accettasse que­sto ragionamento non sarebbe­ro costituzionali in realtà né il Lodo né la legge elettorale.

Alla discussione partecipano anche gli avvocati?
Sì, si sono fatti sentire all’ini­zio, ieri mattina. La procura di Milano voleva far parlare an­che il suo, di avvocato, ma la Corte, secondo prassi, non lo ha ammesso. Hanno potuto illu­strare le loro tesi, invece, i tre legali di Berlusconi ( nella foto Ansa in alto, Ghedini e Pecorel­la ) e quello dello Stato. L’Avvo­cato dello Stato ieri era il profes­sor Glauco Nori. Ha sostenuto che il presidente del Consiglio non può essere portato in tribu­nale perché questo, occupando­gli la testa e il tempo, gli impedi­rebbe di governare. Anche que­sto argomento, non so quanto sia forte.

Secondo lei il Lodo decade?
Tutti dicono che la Consulta è spaccata a metà, sette giudici contro e sette a favore. Il voto del presidente vale doppio. Ieri giravano per Roma voci di tutti i tipi. E davanti alla sede della Corte, in piazza del Quirinale, c’era una ressa di giornalisti, fo­tografi e telecamere provenien­ti da tutto il mondo. Si teme (o si spera) che, bocciando il Lo­do, la Corte costringa Berlusco­ni a dimettersi. Ma potrebbe es­serci, tra il rigetto e l’approva­zione piena, la terza via di una incostituzionalità parziale, quella che si diceva prima, rela­tiva all’allargamento della pro­tezione ai ministri e ai parla­mentari.

In questo caso al governo ba­sterebbe presentare una nuo­va legge ad integrazione della precedente?
Sì. Con la difficoltà che si tratte­rebbe di una legge assai impo­polare, dato che gli italiani han­no una considerazione molto bassa della loro classe politica e non avrebbero, si suppone, pia­cere di fare altri favori alla ca­sta. Non ho dubbi però che, no­nostante questo, si procedereb­be senza esitazione. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 7/10/2009]