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 2009  ottobre 07 Mercoledì calendario

DOMANDE E RISPOSTE

Se il dollaro va in pensione-

Il dollaro rischia di perdere
il trono di moneta regina del mondo?
L’indebolirsi dell’economia americana si riflette sulla moneta, giudicata sempre meno forte e stabile. Il mondo aveva scelto il dollaro proprio nel nome di un’economia che - oltre al primato nel mondo - era soprattutto solida. Oggi che questa solidità è in dubbio, è in dubbio tutto il sistema.
Il dollaro è sempre stato la valuta di riferimento?
No. Lo è dal 1944, dagli accordi di Bretton Woods. La crisi del ”29 mise in chiaro che l’economia finanziaria aveva ormai sostituito l’economia commerciale: così il dollaro prese il posto della sterlina.
Perché anche gli altri paesi soffrono di un dollaro debole?
Le principali materie prime - petrolio e oro - sono prezzate in dollari. Se oggi compro un barile di petrolio a cento e domani il dollaro perde due punti, il mio barile ne varrà 98 indipendentemente dalle fluttuazioni degli scambi di oro nero, per una ragione squisitamente valutaria: magari perché negli Stati Uniti è cresciuta la disoccupazione. Non vale solo per le materie prime: i due terzi del commercio mondiale estero su estero oggi sono fatturati in dollari. E anche in questo caso la svalutazione della moneta Usa fa perdere soldi a chi commercia senza che ci siano legami reali con il mercato di questo o quel prodotto.
Ma ai paesi concorrenti degli Usa questa situazione non conviene?
Al contrario. Dalla data della sua introduzione come moneta di riferimento il dollaro è stato usato da moltissimi paesi come valuta per le riserve. Si calcola che a oggi il 60% delle riserve in valuta di tutto il mondo sia in dollari: risparmi che perdono valore di pari passo con il biglietto verde. Così la Cina, che possiede grandi quantità di titoli del Tesoro americano (ovvero di quote del debito degli Stati Uniti) negoziate quando il dollaro era su quotazioni molto più alte, vede diminuire il valore del suo investimento. Per questa stessa ragione chi ha molto denaro investito nel debito americano, se decide di cambiare politica, deve farlo con molta prudenza. Se Pechino annunciasse che non comprerà più dollari, il dollaro sprofonderebbe tirandosi dietro i risparmi dei cinesi.
E gli Stati Uniti? Che riflessi ha la svalutazione sulla loro economia?
Oggi quella americana è un’economia molto legata al debito. Gli Stati Uniti emettono titoli per finanziarsi, gli altri paesi li comprano. Negli anni scorsi, tra l’altro, gli Stati Uniti hanno stampato moneta senza patire gli effetti inflazionistici di questo tipo di manovra proprio perché la loro moneta era comperata da altri paesi per farne riserva. Nell’immediato - paradossalmente - la svalutazione sembrerebbe favorevole a Washington, che vede scendere il valore del suo debito. In realtà non è così, perché di pari passo scende la fiducia nel biglietto verde. Gli altri paesi stanno cominciando a pensare che investendo le loro riserve altrimenti otterranno rendimenti migliori nel tempo. L’unico vantaggio immediato per gli Stati Uniti è che il loro export - in dollari - è cresciuto: con la svalutazione le loro merci, per esempio nell’aerea euro, costano meno.
Ci sono paesi che hanno già abbandonato il dollaro?
A settembre il presidente iraniano Ahmadinejad ha deciso di avviare la conversione delle riserve finanziarie del paese - circa 54 miliardi di dollari secondo la Banca centrale di Teheran - come reazione alle sanzioni economiche minacciate dagli Stati Uniti.
Perché il sistema ha funzionato fino a oggi?
Per un altro paradosso: la crisi delle finanze americane dei primi Anni 70. Nel 1971 fu chiaro che gli Stati Uniti avevano stampato così tanta moneta che non avrebbero mai potuto restituirla in oro. Allora fecero un accordo con l’Arabia Saudita: in cambio di appoggio alla famiglia reale, gli arabi accettarono di prendere dollari in cambio del loro petrolio. Presto tutta l’Opec fece altrettanto. Il mondo aveva bisogno di una quantità sempre crescente di petrolio e i prezzi del barile aumentavano, la domanda di dollari poteva solamente crescere.
Quali sono le alternative possibili?
I paesi che premono per cambiare sistema propongono un paniere misto: composto dalle valute principali - lo juan cinese, lo yen giapponese, l’euro, l’oro e una nuova moneta unica creata dai produttori di petrolio. Un’altra proposta è di usare i Diritti speciali di prelievo. un’unità di misura creata dal Fondo monetario internazionale: anche questo è un paniere che tiene conto del variare di diverse valute. L’essenziale è non legare tutto il sistema a una sola moneta, per evitare che gli squlibri di una parte del mondo - come è stato con la Grande Crisi - finiscano per mettere in difficoltà anche tutto il resto dell’economia mondiale.