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 2009  ottobre 07 Mercoledì calendario

«Era questa la vita delle provincie del Continente, col suo male e col suo bene, e che rispondeva ad una condizione sociale e morale, storica ed economica, che poteva venirsi modificando via via, ma non era lecito mutare di punto in bianco

«Era questa la vita delle provincie del Continente, col suo male e col suo bene, e che rispondeva ad una condizione sociale e morale, storica ed economica, che poteva venirsi modificando via via, ma non era lecito mutare di punto in bianco. E la rivoluzione violentemente la mutò nella sua parte esteriore, con un diritto pubblico, il quale non fu inteso altrimenti che come reazione meccanica a tutto il passato. Il nuovo diritto non rifece l’uomo, anzi lo pervertì. La vecchia società si trovò come ubriacata da una moltitudine di esigenze e pregiudizi nuovi, onde ciascuno vedeva nel passato tutto il male e nelle così dette idee moderne tutto il bene, e quindi la sciocca frenesia di por mano a tante cose a un tempo, utili e inutili [...] Come nella Camera dei deputati, così nei consigli comunali e provinciali, i nemici di ieri diventano gli amici di oggi e viceversa, non in nome di princìpi, ma d’interessi, di vanità e d’ambizioni di rado confessabili [...] Nei primi anni del nuovo regime, gli odi locali furiosamente riscoppiarono; e i maggiori ricchi furono bollati per retrivi ed esclusi da ogni partecipazione alla vita pubblica; si sfogarono vecchi rancori e si consumarono non poche vendette, soprattutto nel periodo della legge Pica del 1863, e della legge Crispi del 1866. Poi si fecero le paci in apparenza, ma in sostanza gli odi non si prescrissero. Suggellandosi uno dei più iniqui pregiudizi di uguaglianza apparente, le province dell’antico Regno evvero leggi e ordinamenti affatto contrari al loro carattere, alle loro tradizioni, al loro grado di cultura. Anche i piccoli municipi della Sicilia, della Basilicata, dell’Abruzzo, delle Calabrie, dei due Principati sono governati dalle stesse leggi che regolano le maggiori città d’Italia del nord e del centro. Non si tenne conto di nulla, ma tutto fu confuso in un’unità meccanica, che, a considerarla bene, è la causa dei presenti malanni e dei pericoli che minacciano il Regno. Se le leggi politiche dovevano essere uguali per tutto il Paese, le leggi organiche dovevano tener conto della storia e della geografia: due cose le quali non si possono offendere impunemente. Ma era forse fatale che succedesse il contrario...» (Il regno di Napoli dopo il richiamo della Costituzione del 1848 [1860] e l’Unità).