Paolo Valentino, Corriere della Sera 7/10/2009, 7 ottobre 2009
L’ex segretario di Stato americano, Madeleine Albright, ha pubblicato il libro Read my pins in cui spiega che ai tempi del suo impegno politico usava le spille che appuntava sulla giacca del tailleur come messaggi del suo stato d’animo
L’ex segretario di Stato americano, Madeleine Albright, ha pubblicato il libro Read my pins in cui spiega che ai tempi del suo impegno politico usava le spille che appuntava sulla giacca del tailleur come messaggi del suo stato d’animo. Tutto cominciò nel 1994, quando Saddam Hussein la definì «serpente senza uguali» e lei pensò d’indossare una spilla a forma di serpente ogni volta che si occupava di Iraq. Per segnalare a Vladimir Putin cosa pensasse del suo rifiuto di riconoscere gli orrori commessi dai russi in Cecenia, si appuntò le tre scimmiette non vedo-non sento-non parlo. Durante il negoziato Abm sui missili balistici, la scelta cadde su un mini-razzo in oro, smalto e coralli che spinse il ministro degli Esteri Ivanov a chiederle: «Sono i vostri intercettori?». «Li facciamo molto piccoli», fu la sua risposta. Quando scoprì che le spie russe avevano messo delle cimici al Dipartimento di Stato, la spilla indossata all’incontro con l’ambasciatore del Cremlino fu un coleottero d’ametista e calcedonio. Frustrata con Yasser Arafat, che poneva ostacoli alla trattativa sul Medio Oriente, andò all’appuntamento con una ”broche” a forma d’ape in oro, argento, rubini e granati: «Volevo essere pungente e dura». Quando i negoziati languivano, lei aveva pronto un arsenale di tartarughe, gamberi e granchi. Il progresso in una trattativa lo festeggiava con gioielli a forma di farfalle o fiori colorati. E per commemorare le 212 vittime degli attentati in Tanzania e Kenya, nel 1998, si appuntò un angelo d’oro.