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 2009  ottobre 07 Mercoledì calendario

Nuove città con anima e sensualità - «Il modello urbano promosso dall’architettura moderna produce mondi senza qualità

Nuove città con anima e sensualità - «Il modello urbano promosso dall’architettura moderna produce mondi senza qualità. Bisogna invece creare delle città sensuali». Jacques Ferrier è l’architetto che ha disegnato il padiglione francese per l’Expo di Shanghai 2010, e nei giorni scorsi al College de France ha esposto la sua visione della città del futuro, che è anche il tema di tutta l’esposizione universale dell’anno prossimo. «Il modello dominante attuale privilegia le reti, la tecnica e le infrastrutture», ha spiegato Ferrier, «ma ha prodotto un mondo senza qualità: ci sono immensi quartieri specializzati e funzionali, ma non c’è più traccia del piacere di vivere in città». Secondo Ferrier manca in questi nuovi spazi la capacità di ibridazione, d’appropriazione: «Questo urbanismo internazionale fa fortuna perché si abbina ala perfezione con l’approccio tecnico dei grandi operatori industriali», ha continuato Ferrier, «e quindi ai meccanismi finanziari che finanziano la realizzazione stessa di queste città». Anche se, secondo Ferrier la questione non si risolve in una mera equazione economica: «Le scelte di una città modernista non sono legate ad una questione di costi, sono ideologiche», ha proseguito Ferrier, «produrre delle lunghe strade deserte a fianco degli uffici contenuti nelle torri, è estremamente costoso. Al contrario, prendere coscienza del contesto, il clima e ripudiare la specializzazione dei quartieri, non è certo più caro». Soprattutto secondo Ferrier, ad avere un costo insostenibile sarà il non aver considerato il piacere di vivere in una città: «Una città da 10 milioni di abitanti concepita come un dormitorio», secondo le previsioni di Ferrier, «è a rischio esplosione sociale. La posta in gioco, è aiutare i 400 milioni di cinesi che nei prossimi 15 anni andranno a vivere in queste nuove città». Quale è la soluzione? «Bisogna reintrodurre in queste città delle finezze, delle diversità, delle epoche diverse, delle sfumature ai limiti funzionali, una qualità agli spazi pubblici», ha ribadito Ferrier, «per riuscirci bisogna fare un inventario del contesto. Ad esempio io sto lavorando sulla riconversione di un quartiere a Shanghai: la sola idea di conservare il piccolo canale è stato uno choc per i cinesi perché dovremo derogare dallo schema quadrato degli isolati». In tutto questo ridisegno delle città, i sensi per Ferrier hanno un ruolo centrale: «Bisogna pensare alle atmosfere di una città prima di riorganizzarla», ha spiegato l’architetto francese, «bisogna cercare i punti di interesse come un lungo fiume, un albero, un monumento: definire dei frammenti di paesaggio, e essere attenti agli effetti che va a produrre. La città come la campagna deve essere sensibile ai materiali, agli odori, ai suoni ed ai paesaggi». Tutto ciò diventa ancora più importante perché secondo Ferrier nel XXI secolo per la prima volta andrà a crearsi «una civilizzazione urbana, dove si nascerà e morirà in città, senza mai vedere la campagna». In tutto questo l’Europa può avere un ruolo centrale, perché a differenza dei Paesi anglosassoni che oggi producono il 90% della progettazione di nuove città, nel vecchio continente «non si parte mai dalla tabula rasa», ha concluso Ferrier, «qui c’è un’attenzione al contesto ed alla storia. Ma anche le città cinesi offrono diversità di paesaggio e atmosfere, ad esempio Shanghai è una città molto sensuale». Quale è quindi la ricetta di Ferrier? «Ispirarsi alle città antiche di 500 mila abitanti per crearne di contemporanee da 5 milioni di abitanti: anche lì si richiederà molta innovazione».