Raffaele De Cesare, La fine di un regno, Longanesi 1969 pagg. 239, 7 ottobre 2009
Ferdinando II «cominciò a intendere che ottocento prigionieri politici erano davvero un grave argomento di querimonie e di proteste e forse anche di pericoli, ma soltanto sulla fine del 1858 decise di disfarsi dei più pericolosi
Ferdinando II «cominciò a intendere che ottocento prigionieri politici erano davvero un grave argomento di querimonie e di proteste e forse anche di pericoli, ma soltanto sulla fine del 1858 decise di disfarsi dei più pericolosi. Il 10 gennaio 1859 venne concluso e sottoscritto un trattato con la Confederazione argentina per fondare nel territorio di questa una colonia di regi sudditi, condannati o detenuti politici, ai quali il volesse commutare la pena e permettere, con le condizioni stipulate, l’emigrazione laggiù. Il governo avrebbe mandato a sue spese, in varie spedizioni, quanti prigionieri politici volesse, e la repubblica, dal canto suo, avrebbe dato a ciascuno un pezzo di terra, istrumenti da coltivare e cento patacconi in danaro. Ma il trattato, benché concluso e sottoscritto, non andò in vigore, per la ragione che interrogati i prigionieri, pochi soltanto, giovani e animosi, risposero che per uscir di galera anderebbero dovunque, ma gli altri, i più anziani, energicamente protestarono. rimasta celebre la risposta di Carlo Poerio: "Perché tanta spesa e tanto incomodo per farci morire in America o per viaggio? Lasciateci morire in galera" [...] Il Settembrini afferma che principalmente per quella prima risposta il trattato fu rotto, ma il re non depose il pensiero di allontanare dal Regno coloro che temeva anche in galera e con decreto reale commutò a 66 condanne la pena dell’ergastolo e dei ferri in esilio perpetuo in America. Un rescritto ministeriale ordinò che fossero trasportati a New York. Erano fra gli Carlo Poerio, Luigi Settembrini, Silvio Spaventa, Sigismondo Castromediano, Niccola Schiavoni, Michele Pironti, Nicola Nisco, Giuseppe Pica, Achille Argentino, Domenico Damis, Cesare Braico, Giuseppe Pace, e Agresti Barilla Placco Faucitano...».