Gianni Gambarotta, il Giornale 7/10/2009, 7 ottobre 2009
Quando CdB tradì l’accordo tra galantuomini- Formalmente. Chi ha vissuto quelle giornate ricorda anche dei dettagli
Quando CdB tradì l’accordo tra galantuomini- Formalmente. Chi ha vissuto quelle giornate ricorda anche dei dettagli. Eccoli: Leonardo Mondadori viene informato dell’accordo, della promessa di vendita delle azioni Amef per 10mila lire l’una; gli viene anche assicurato che De Benedetti è disposto a riconoscere lo stesso prezzo per la sua quota. Leonardo va a Roma, negli uffici capitolini dell’Olivetti (controllata allora da De Benedetti), in piazza di Spagna. L’Ingegnere gli conferma la sua disponibilità a rilevare il suo pacchetto a quel prezzo e gli fa anche notare che si tratta di una carineria, non essendo a quel punto la sua partecipazione determinante per il controllo. Leonardo esce dall’ufficio e si mette in contatto con Berlusconi, il quale è indignato e rilancia: «Ti compro io quelle azioni e a 15mila lire l’una». Nei mesi successivi succedono altre due cose, su fronti lontani ma convergenti: i rapporti fra Cristina Mondadori e De Benedetti si raffreddano; La Repubblica incomincia a lanciare attacchi politici molto decisi contro il segretario del Psi, Bettino Craxi, il politico più vicino al Cavaliere. C’è un clima teso, la guerra di Segrate è agli inizi. La dichiarazione ufficiale è del 2 dicembre 1989: la famiglia Formenton rompe l’intesa dell’anno prima che la legava con De Benedetti e ne firma un’altra che la lega a Leonardo Mondadori e a Berlusconi. Le ragioni? Si leggono in un comunicato dell’epoca della Fininvest: «Nei mesi scorsi la famiglia Formenton ha potuto constatare, da parte di Cir, comportamenti e propositi contrari allo spirito e alla lettera del patto di sindacato dell’Amef e in particolare finalizzati all’emarginazione della finanziaria a vantaggio della scalata autonoma e ostile alla Mondadori da parte della stessa Cir». Ed ecco lì il primo schiaffo.