
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
È passato un anno dal più grande naufragio capitato nel Canale di Sicilia (800 morti, e la nave dei soccorritori era a pochi metri), e dall’Egitto ci fanno sapere che c’è un’altra carretta rovesciata a 20 miglia dalla loro costa che aveva a bordo 400 persone.
• Tutte morte?
Non si sa. Il ministro Gentiloni ha detto: «Stiamo cercando di avere notizie ulteriori, soprattutto dalle autorità egiziane». La Bbc Arabic ieri mattina ha annunciato «migranti a bordo di quattro imbarcazioni sfasciate». Sarebbero in maggior parte somali, con qualche etiope e qualche eritreo. L’ambasciatore somalo in Egitto ha dichiarato che stanno facendo verifiche sull’accaduto. Secondo la stampa somala, le squadre di soccorso sono riuscite a trarre in salvo solo 29 persone. Sui social media circola la notizia, ancora non confermata, che gli annegati erano partiti dall’Egitto e si dirigevano verso l’Italia. Un’operazione dei nostri a 20 miglia dalle coste libiche ha tirato in salvo 108 persone e recuperato sei cadaveri. Ma non dovrebbe essere lo stesso naufragio.
• Gli arrivi sono effettivamente in aumento.
Sì, ci vengono comunicati dati contrastanti, ma tutte le fonti concordano sul fatto che gli arrivi sono aumentati. La polizia è forse quella che ne sa di più. La settimana scorsa ha fatto sapere che nei primi tre mesi e mezzo il numero degli arrivi risulta più alto del 55% rispetto all’anno scorso, cioè sono arrivate in Italia 23.957 persone, +4.000 anche sul 2014 che fu l’anno record degli sbarchi. Paolo Serra, consigliere militare di Martin Kobler, l’uomo dell’Onu in Libia, stima un potenziale migranti da quel paese di un milione di persone. S’è agitato anche Donald Tusk, il presidente polacco del Consiglio europeo che al paese suo le barriere le alza: «È allarmante vedere quanti migranti si preparano a utilizzare la rotta del Mediterraneo centrale: bisogna mostrare solidarietà all’Italia ora per evitare in futuro uno scenario come quello dei Balcani». Tusk ha anche elogiato fortemente il Migration Compact
di Renzi.
• Sì, ne ha parlato l’altro giorno. Se ne potrebbe sapere qualcosa di più?
Renzi propone accordi con paesi terzi africani, paesi da cui i migranti partono oppure paesi che attraversano nel viaggio verso le nostre coste. I partner, in cambio di aiuti di ogni tipo, anche economici, dovrebbero controllare strettamente le uscite dai loro confini, bloccando i cosiddetti migranti economici, combattere tratta e trafficanti, cooperare con noi per riprendersi i migranti che rimpatriamo. L’identificazione di migranti non economici, cioè di gente che attraversa i vari paesi perché provenienti da territori in guerra, permetterebbe la distribuzione di questi migranti nei vari paesi della Ue. Si regolarizzerebbe anche la migrazione legale, organizzando nei paesi d’origine corsi di formazione linguistica e professionale. Ci sono stati molti pareri favorevoli da parte di rappresentanti dei Paesi europei, e ancora una volta da parte di Tusk. Ma la Germania invece è contraria.
• Perché?
Renzi immagina di finanziare questo sistema con bond emessi dall’Europa, cioè con eurobond, in altri termini con una condivisione di questo debito. La Germania ha sempre avversato gli eurobond, in qualunque forma, e ha subito detto di no anche a questo. Il sottinteso è: si cominciano a condividere i debiti per il problema dell’immigrazione e dopo un po’ si condividono anche per il resto. Loro hanno sul tavolo la proposta di Schäuble: finanziare il problema migranti aumentando il prezzo della benzina di un tanto in tutta Europa. Non so se prima di buttare lì quest’idea, il bravo ministro delle Finanze tedesco s’è consultato con quelli della Volkswagen. In ogni caso il portavoce della Merkel, Steffen Seibert, ha detto che Berlino dedicherà un esame approfondito alle proposte di Renzi. Nenche il nostro premier può aspettarsi troppi sorrisi da Berlino dopo gli attacchi dei mesi scorsi.
• Le nostre strutture sono in grado di reggere l’aumento degli sbarchi?
Ospitiamo in questo momento 112 mila uomini, donne e bambini. I centri sono saturi, i prefetti chiedono di trovare almeno altri 15 mila posti. Quest’anno è sbarcata soprattutto gente dalla Nigeria, dal Gambia, dalla Somalia. Gli unici che fuggono da guerre o da persecuzioni, che hanno cioè diritto allo stato di «refugee», sono gli eritrei. Ne sono arrivati pochi, appena 657.
• Quanti scafisti sono stati arrestati fino ad ora?
Dal 1° gennaio 2015 a oggi 530. E 45 trafficanti di esseri umani.
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