Corriere della Sera, 19 aprile 2016
Carbone non si scusa per il suo #ciaone, anzi
L’inventore dell’hashtag #Ciaone – il deputato Ernesto Carbone da Cosenza di anni 41: ex prodiano, ex dalemiano, ex lettiano, ora arruolato tra i guardiani del renzismo – se ne frega delle polemiche («Il tweet contro i promotori di quell’inutile referendum sulle trivelle lo riscriverei identico»), le polemiche anzi lo esaltano, gli viene da ridere, dice che in politica ti attaccano quando sei nuovo, vincente, quando piaci e del resto anche lui è sicuro di piacere con la sua camicia bianca aperta fino al terzo bottone (pure a Montecitorio, se fa caldo), il petto villoso, la barba curata e una padella di orologio prezioso al polso che consulta – talvolta nervosamente – se i lavori parlamentari vanno un po’ troppo per le lunghe e all’hotel Locarno, invece, l’aperitivo è già partito.
Due spritz al tavolo 3.
Pizzette e pistacchi al 4.
Ernesto dov’è? Sarà mica andato al bar del Fico?
Va così: sempre in giro – tra impegni di partito e Roma godona (cit. Dagospia) – e poi la domenica pomeriggio che resta a casa, accende il computer, apre Twitter e combina un pasticcio.
Ha cinguettato (mentre cominciava ad esser chiaro che il referendum non avrebbe raggiunto il quorum): «Prima dicevano quorum. Poi il 40. Poi il 35. Adesso, per loro, l’importante è partecipare #ciaone».
Polemiche, bufera mediatica in un miscuglio di indignazione e rabbia.
«Veramente io polemizzavo con i promotori del referendum, con Emiliano, con Salvini, mica con chi stava andando a votare...».
Non si capiva.
«Sa, su Twitter hai a disposizione solo 160 caratteri..».
Sono 140.
«Ecco, appunto, anche meno: mica potevo scrivere i nomi e i cognomi di tutti».
Però non si fa: lei rappresenta le istituzioni, un po’ di garbo, no?
«Garbo? No, scusi: io rivendico il diritto di non votare e di polemizzare».
È ancora in tempo: chieda scusa, capita a tutti di scrivere un tweet sbagliato.
«Ah ah ah! Ma allora non ha capito? Non-ci-pen-so-pro-prio».
#Ciaone, comunque, fa innervosire. Come le è venuto?
«Oh, beh… è semplice. Me l’ha insegnato mia figlia. Da qualche settimana, ci salutiamo così».
Da domani, anche all’Hotel Locarno.
Ciaone di qua, ciaone di là.
E lui, Carbone, come sempre senza un filo di imbarazzo. Anche perché, come ripete spesso, «Siam mica qui per asciugare i capelli con l’Iphone» (che in sé non è una battuta pazzesca: ma al secondo gin-tonic, forse, lo diventa).
Wikipedia: Ernesto Carbone, membro della segreteria nazionale del Pd, dove è responsabile pubblica amministrazione e Made in Italy. Un paio di vicende giudiziarie concluse brillantemente, una curiosa precisazione sul sito www.romanoprodi.it : «Carbone non è mai stato assistente del Presidente Prodi alla Commissione Ue né è mai stato responsabile della “Fabbrica del programma”».
Mai smentita la storia che sia diventato amico di Matteo Renzi perché gli prestava la Smart. Una stupida perfidia. Agli aperitivi, un classico.
Al tavolo 3 vogliono un altro spritz.
Al 4 aspettano ancora le pizzette.
Avete visto Ernesto?