La Stampa, 19 aprile 2016
Il caso del vitalizio da 5.000 euro al mese di Enrico La Loggia
In ballo c’è un vitalizio di circa 5.000 euro netti al mese. Che l’ex deputato, senatore e ministro berlusconiano Enrico La Loggia ha maturato durante la sua ventennale attività parlamentare. E che adesso, dopo la decisione della Camera di sospendergli il ricco assegno, rivuole indietro.
La querelle inizia il 15 ottobre 2013, quando La Loggia viene nominato componente del Consiglio di presidenza della Corte dei Conti. Un incarico che, visto l’ammontare della retribuzione (altri 6.000 euro netti al mese), sarebbe incompatibile con il trattamento pensionistico da parlamentare. Almeno secondo l’amministrazione di Montecitorio. Che, oltre al blocco del vitalizio per la durata del nuovo mandato (4 anni), gli ha anche imposto di restituire le somme percepite dalla nomina all’organo di vertice della magistratura contabile (ottobre 2013) fino alla sospensione del mensile (novembre 2014).
Un’interpretazione, però, contestata dall’ex ministro. Che per ottenere la revoca del blocco ha impugnato il provvedimento dinanzi al Consiglio di giurisdizione di Montecitorio. «La Camera ha applicato al mio caso una norma che si riferisce al Consiglio superiore della magistratura e che impedisce il cumulo degli assegni – spiega La Loggia sentito da La Stampa -. Io ritengo, al contrario, che in assenza di una norma espressa che prevede l’incompatibilità tra il vitalizio e la retribuzione prevista per l’incarico che attualmente rivesto, non sia possibile applicarla per analogia». Insomma, l’ex ministro è deciso ad andare fino in fondo, senza preoccuparsi più di tanto del sentimento anti-casta che dilaga nel Paese. «A parte il fatto che il vitalizio è frutto dei contributi che ho versato durante l’arco della mia carriera parlamentare – conclude – qui non c’è un problema di cumulo: se me lo ridaranno lo prenderò volentieri. Diversamente, pazienza».
Il caso sarà esaminato a breve dal Consiglio di giurisdizione, presieduto da Alberto Losacco. «Sul tavolo ci sono due posizioni opposte – conferma il deputato del Pd -. Quella di La Loggia, che contesta l’assenza di una norma ad hoc applicabile al suo caso, e quella dei legali della Camera secondo i quali l’assunzione di qualsiasi incarico pubblico comporta la sospensione del vitalizio. A noi spetta il compito di valutare le posizioni in campo e decidere».