ItaliaOggi, 19 aprile 2016
Ecco perché al referendum hanno vinto Renzi, Mattarella, Napolitano, Bagnasco, Emiliano, tutti gli artisi del sì, le trivelle e persino i pesci. Tutti tranne Riccardo Ruggeri
Il referendum è finito come doveva finire: tutti hanno vinto, tutti meno uno.
Hanno vinto le trivelle, anche se non c’erano, per un riflesso ottico alcuni le vedevano.
Hanno vinto i pesci, per i quali nulla cambierà. Rimarranno le piattaforme petrolifere che tra i tanti pregi hanno pure quello di essere «oasi naturali» (così sostengono i petrolieri, pensa te). Per i pesci il pericolo non è il petrolio (purtroppo non c’è), ma gli scarichi provenienti dalla terraferma, governata da Governatori referendari sì, ma distratti.
Ha vinto la moltitudine di artisti che si sono pronunciati per il Sì, certo il Sì ha perso, ma loro hanno messo in berta una bella visibilità, tornerà utile quando firmeranno i contratti per la stagione 2017.
Hanno vinto i petrolieri, non tanto per il mantenimento dello status quo, quanto per il battage pubblicitario a favore delle energie rinnovabili. Molti di noi cittadini (gonzi) non sapevamo che i proprietari di queste tecnologie cosiddette pulite (ahimè, spesso è falso) sono sempre loro, cambiano solo cappello, ma quando stilano il conto economico consolidato nulla cambia. Anzi, hanno vinto due volte, non dovranno smontare piattaforme inutili (con alti costi) quando i pozzi saranno esauriti, qualche scorreggia serale sarà sufficiente per mantenere piattaforme esauste a una vita vegetativa eterna.
Ha vinto Emiliano, che ha visto realizzato il suo disegno: perdere il Referendum per diventare l’incontrastato sfidante di Renzi alla carica di segretario Pd. Senza contare che tutti i territori a sud di Roma ormai hanno lui come riferimento riformista-sinistrorso, obbligando Renzi a rifugiarsi nelle sue ridotte romane e toscane, ovvero volare per i cieli del mondo con il suo amato Air Force Uno.
Ha vinto Renzi, perché ha invitato a non votare, grazie a lui il quorum non è scattato.
Ha vinto Mattarella perché è andato votare.
Ha vinto Napolitano, non so perché ma lui vince sempre.
Ha vinto il Presidente della Consulta, dimostrando come in un mondo di birbanti gettare nello stagno una piuma crea più problemi di gettarvi un masso.
Ha vinto Bagnasco, costringendo Galantino a un imbarazzato silenzio, per non apparire incoerente rispetto all’Enciclica anti petrolieri.
Hanno vinto tutte le opposizioni, M5S, Lega, FdI, Sel, Sinistra (silente Berlusconi, ormai parla solo più con Brocchi): hanno messo a punto un’alleanza strategica per le battaglie, di primavera (ballottaggi nelle grandi città) e d’autunno (referendum confermativo).
Ha vinto Casaleggio riuscito a posizionare il M5S in una curiosa area centrista, concepita per fare da collettore di voti (anti) di destra e di sinistra. La scelta di Renzi di dettare l’agenda con stile marchionniano (On/Off, atteggiamenti da uomo solo al comando, Italicum come minaccia) si è rivelata per i pentastellati un colpo di fortuna. Tutti quelli che di Renzi hanno paura (sono in crescita), troveranno, al secondo turno, un porto sicuro («Onestà, Onestà»).
Un solo sconfitto, io. Ho firmato l’appello per il No, convinto che tutti si avvalessero di uno dei diritti civili più alti, il referendum, invece no, mi hanno gabbato.