Corriere della Sera, 19 aprile 2016
Il commento, tutto sommato positivo, di Paolo Mereghetti ai David 2016
Film «rivelazione» prima ancora di arrivare nelle sale (ah, il potere del marketing…), Lo chiamavano Jeeg Robot ha confermato le previsioni della vigilia – che avevano spinto il distributore a preparare una nuova uscita in sala – e ha vinto tutto o quasi. Non ce l’ha fatta dove non era candidato e così il premio per il miglior film è andato a Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese e quello per il miglior regista a Matteo Garrone per Il racconto dei racconti. C’era molta attesa per questa 60ª edizione dei David perché per la prima volta la serata era stata affidata a Sky: l’insieme del mondo del cinema italiano, guidato dai produttore e dai distributori, aveva spinto per mettere nel cassetto la polverosa gestione Rai e cercare nuove energie, in parte trovate, in parte annegate in un eccesso di provincialismo (i siparietti che si volevano comici) e pseudo-americanismo. Quello che non sembra essere cambiata è la logica che ha guidato le candidature e poi i premi, evidentemente influenzati da alleanze e accordi di buon vicinato. Sembra che il cinema italiano si fermi a tre/quattro titoli, dove le novità autentiche non trovano spazio e i voti rispondono a logiche che hanno poco o niente a vedere con l’arte cinematografica (e più invece con ripicche e piccole vendette). Pazienza, si sapeva che non sarebbe bastata una premiazione più glamour a cambiare l’anima del nostro cinema. Speriamo che la strada del rinnovamento non si fermi qui.